Anas, vende gioielli di famiglia per far fronte alla malagestione di Simonini

Incredibilmente lo Stato si ri-compra da ANAS le partecipazioni statali in concessioni autostradali a pedaggio (SITAF, Monte Bianco, Concessioni Autostradali Venete, Asti-Cuneo) che aveva già finanziato in passato per specifiche finalità pubbliche!

Soltanto Sassate ha dato evidenza che per pagare 40 milioni di euro a Bonsignore per l’insostenibile progetto a pedaggio della Ragusa-Catania, l’ad nominato da Toninelli nel 2019 aveva già deciso di fare cassa in spregio al pubblico interesse, scendendo dal 51% al 31% della Società Italiana per la gestione del Traforo del Frejus (SITAF, società di diritto pubblico per statuto a maggioranza pubblica e finanziata dallo stato con fondi non onerosi), permettendo ai Gavio (già titolari di altre 7 concessioni autostradali a pedaggio) di salire in maggioranza sulla gallina dalle uova d’oro che gestisce l’unico collegamento commerciale con la Francia che ha da poco raddoppiato le corsie del traforo.

Ma ieri che è stato approvato anche l’emendamento al DL Infrastrutture, con la scusa di costituire una holding pubblica per la proprietà delle autostrade a pedaggio sottraendole alla gestione di Anas, lo Stato sta di fatto dotando la società di via Monzambano di oltre 500 milioni di euro mezzi freschi che potrebbe sperperare impropriamente, ad esempio proseguendo con le regalie a Bonsignore sulla Orte-Mestre miracolosamente frenate a giugno dal neo ministro Giovannini. Perché non sottrarle all’attivo di ANAS attraverso una più lineare riduzione di capitale che eviterebbe di dare mezzo miliardo di risorse a quel Simonini che dopo 3 anni consecutivi di perdite non potrebbe gestire nessuna società pubblica?

Probabilmente perché il patrimonio riportato nei bilanci firmati da Simonini per circa 2,5 miliardi di euro non è veritiero e corretto a causa della mancata svalutazione (richiesta dai principi contabili internazionali) di due miliardi di euro di investimenti non remunerativi effettuati con l’aumento di capitale da due miliardi voluto dall’allora ministro Tremonti. Simonini si è sottratto alla necessaria svalutazione del patrimonio di Anas aggrappandosi alla previsione infondata del prolungamento della concessione statale fino al 2052. Ma in ogni caso compensando, a modo suo, due partite distinte (svalutazione degli investimenti effettuati e possibili introiti da sperate efficienze da realizzare in un periodo più lungo della concessione stessa!), facendo dei principi contabili internazionali un saporito minestrone.

Oltre all’ormai residuo 31% di Sitaf, ecco quindi che lo Stato paga due volte anche la partecipazione nella Società per il Traforo del Monte Bianco di cui il privato (ASPI) detiene la maggioranza per avere ostacolato la diluizione previste delle sue quote, ed anche il 50% delle Concessioni Autostradali Venete (Passante di Mestre) i cui flussi di cassa dovrebbero rimborsare il debito contratto e non essere devoluti prematuramente a finanziare le infrastrutture venete che soffrono di concessioni capestro come la Pedemontana Veneta (che neutralizza la famiglia Dogliani dal rischio traffico). Da ultimo c’è da riacquisire anche la quota nella società Asti-Cuneo, compartecipata dai Gavio che ne hanno realizzato le opere rimaste incompiute.

Che sia necessario sottrarre tali partecipazioni di interesse pubblico alla gestione Simonini nessuno intende discuterlo visto l’ardire di aver perso la maggioranza di Sitaf per fare cassa e fronte agli impegni con Bonsignore, ma mettergli in mano mezzo miliardo di euro sembra davvero una istigazione!

Non si capisce piuttosto come mai prosegua la prorogatio di Simonini visto che il mandato è scaduto da quasi un anno, e come mai sia stato linciato dalla politica uno stimato manager come Ugo Decarolis (ex Fiat ed Aeroporti di Roma), oltre che perché la Corte dei Conti non indaghi appropriatamente. Insomma quali segreti custodisce Simonini per potersi arroccare ancora in via Monzambano?

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