
Anche Mimun, roso dall’invidia per i successi del TG 1, si iscrive al partito degli anti-Chiocci; ma dimentica i suoi flop
La classe e l’eleganza, si sa, non sono di tutti. Prendiamo il caso di Clemente Mimun, direttore del Tg5, che per la seconda volta in due anni e mezzo di direzione Gian Marco Chiocci al Tg1 ha pubblicato un post di giubilo per evidenziare il sorpasso di pochi spettatori del suo tg su quello della Rai. Due volte in due anni e mezzo.
Come scrive oggi il Corriere della Sera analizzando i dati (e come dicono tutti gli analisti esperti di curve di ascolti e di marketing), il successo di due sole edizioni del Tg5 (e la crescita di un punto percentuale dello stesso) è dovuto essenzialmente all’exploit della Ruota della Fortuna e del traino che ne consegue, exploit che spinge la trasmigrazione di spettatori da RaiUno (che ha spento la rete d’estate) a Canale 5 sul finire del Tg1. Non è un caso, osservano gli analisti, che fino al giorno 14 luglio (data di inizio della Ruota della Fortuna) il tg della rete principe di Berlusconi era staccato di 5 punti, spesso 6, dal Tg1. Anche i dati di ieri e dell’altro ieri e di tutto il 2025 dimostrano questa tendenza (ieri quasi 6 punti di share, 800 mila telespettatori di differenza). Detto ciò, ognuno fa la sua parte, vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Ognuno si gode i suoi piccoli successi, però magari dovrebbe non esagerare con il giubilo, perché gli insuccessi passati potrebbero riaffiorare e infierire su chi quegli insuccessi credeva di averli sepolti per sempre al grande pubblico.
Spieghiamoci meglio: quando proprio Mimun era direttore al Tg1 venne battuto dal concorrente del Tg5 non una, non due volte in due anni e mezzo, ma ben 181 volte. Nessuno nella storia del Tg1 è andato peggio di lui, nessuno: Orfeo andò sotto 16 volte, Riotta 12, Montanari 4, Minzolini 26, Carboni 4 e via discorrendo.
E nessuno a Mediaset, forse perché non c’erano ancora i social, fece fare al direttore dell’epoca chissà quali commenti sugli sfasci di Mimun al timone del tg dell’ammiraglia Rai.
Questione di stile. I tempi cambiano, e i direttori anche. Ma il tempo che passa non è Clemente, è impietoso.
LA SASSATA

Caso Coriglioni: tra Qatar e San Marino, un intrigo di titoli abusivi, protezioni istituzionali e giustizia veloce

Ex Ilva, la disfatta di Urso: mentre Jindal punta sulla Germania, Taranto affonda verso lo spezzatino
