
AUTOSTRADE: sulle candidature “tecniche”per ASPI ora incombono quelle più “politiche” di Salvini, Zaia e Fontana
Sul futuro vertice di ASPI soffia forte il vento leghista. E dal congresso di fine settimana potrebbe saltare fuori un AD scelto da Matteo Salvini in funzione degli equilibri interni di partito.
Così, mentre l’uscente Roberto Tomasi rimugina sui suoi errori e rimastica amaro, il vicepremier e ministro dei Trasporti prosegue nell’analizzare i profili più adeguati per la sostituzione dell’AD della concessionaria Autostrade per l’Italia.
Oltre ai nomi da noi già segnalati, sul tavolo di Salvini avanzano due nuove ipotesi di candidature molto “politiche”, sospinte rispettivamente dai due Presidenti di Regione leghisti: Luca Zaia per la Regione Veneto e Attilio Fontana per la Regione Lombardia.
Per il primo corre l’immarcescibile Ugo Dibennardo, già in corsa per il vertice Anas (dove è poi atterrato Luigi Gemme) e attuale Amministratore Delegato delle Concessioni Autostradali Venete. Zaia – che molto probabilmente non potrà essere ricandidato alla Presidenza della Regione Veneto – si preparerebbe così a mettere le mani sul settore delle infrastrutture, incrociando gli interessi delle Autostrade Venete con quelle di Aspi.
Per Fontana e la Lega Lombarda (insieme al Sindaco Sala) invece corre Arrigo Giana, oggi AD della piccola municipalizzata di Milano ATM (gestisce i tram e la metropolitana della capitale “morale”).
Salvini chi dovrà politicamente premiare? Zaia o Fontana? Veneto o Lombardia? Quale sarà il prezzo della mediazione politica al congresso della Lega di questo fine settimana?
Ma soprattutto: chi penserà ai veri problemi delle autostrade italiane? Basterà una presidenza con deleghe robuste ad Antonino Turicchi per tranquillizzare i fondi? Difficile poterlo credere.
E in Cdp, la preoccupazione per una possibile indicazione smaccatamente lottizzatoria cresce di ora in ora. Con il rischio di uno scontro che finirebbe fatalmente per chiamare in causa Palazzo Chigi.
LA SASSATA

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