Banche, banchieri e media “silenziati”: vietato scavare su Monte Paschi (e Gronchi) /3

Banche, banchieri e media “silenziati”: vietato scavare su Monte Paschi (e Gronchi) /3

11 gennaio 2018

Adesso Divo Gronchi, l’ottuagenario ma sempre agile “Tarzan delle banche“, giura e spergiura che dopo la fusione per incorporazione della Cassa di Risparmio di San Miniato col Crédit Agricole-Cariparma, se ne andrà finalmente in pensione. Ma sono in pochi a crederci, visti i precedenti.

Per ora, intanto, si è imbullonato per l’ennesima volta su una super-poltrona, quella di presidente dell’istituto di credito toscano, facendo finta di cedere i compiti operativi al nuovo direttore generale scelto dai nuovi azionisti di maggioranza francesi, Massimo Cerbai (al quale va augurato un sincero buona fortuna). Poi si vedrà. Magari per planare su quella di numero uno della ricca fondazione Carismi, lasciata inopinatamente libera dal notaio Mario Marinella, stanco di non meglio precisate “amarezze” (che però sembrano non interessare a nessuno).

Ma chi è davvero Divo Gronchi? La prima liana che afferra al volo nella giungla del credito, è quella della Banca Toscana. Giusto il tempo di farsi le ossa ed eccolo arrivare subito al top: il Monte dei Paschi, una delle banche più importanti nel panorama italiano, con “satelliti” del calibro – appunto – del San Miniato e della Popolare di Spoleto, di cui diventa dg.

La lascia nel 2000 per approdare, guarda un po’ la combinazione, alla Popolare di Vicenza e affiancare così il simpatico padre-padrone Gianni Zonin, uno dei “cocchi” di Bankitalia. Ci resta fino al 2005, quando proprio Palazzo Koch lo individua come il banchiere più adatto a cercare di riparare al Banco Popolare i danni provocati da Fiorani e dal suo istituto di credito di Lodi.

Missione compiuta e ritorno, due anni più tardi, alla corte di Zonin, di cui diventa il vero e proprio “braccio destro” (ma anche sinistro, vista l’estrazione). Grazie a lui, la Popolare di Vicenza partecipa ed è partecipata nientemeno che dalla Cattolica Assicurazioni. Che a sua volta, dal 1999, aveva in pancia il 25 per cento di Carismi, portatogli in dote da Monte dei Paschi. E sempre grazie a lui, finirà per inglobare anche la Cassa di Risparmio di Prato (di cui Gronchi non disdegnerà la presidenza).

Sono anni d’oro per il “Tarzan delle banche”. Perché i suoi incarichi gli consentono contemporaneamente di rinsaldare altri rapporti importanti. Ad esempio con il potente Consorzio Etruria, gigante delle costruzioni civili e industriali a livello nazionale e non, vicino al mondo delle cooperative Rosse ma anche con la BTP, colosso toscano delle costruzioni di Riccardo Fusi amico personale di Denis Verdini, ex coordinatore nazionale PDL nonché ex Presidente del Credito Cooperativo Fiorentino… che lo copre a destra.

Anni in cui la Popolare di Vicenza rileva anche la famosa Banca Nuova con cui opererà al Sud, ma che porterà al tandem Zonin-Gronchi anche quei ricchi conti correnti dei servizi segreti che la BNL ha dovuto abbandonare dopo il passaggio sotto i francesi di Paribas.

E anni in cui si registrano strani trasferimenti dalla Vigilanza e dalla sede regionale della Toscana di Bankitalia ai cda delle banche del medesimo territorio. Intrecci mai chiariti e sui quali sarebbe stato doveroso (anche da parte della Commissione Parlamentare d’inchiesta) accendere più di un faro. Macché, meglio far finta che gli unici conflitti d’interesse fossero quelli di Maria Etruria Boschi, ottimo specchietto per le allodole.

Ma l’aspetto più interessante di una eventuale audizione di Gronchi sarebbe stato quello della ricostruzione di quanto avvenuto nel 2014/2015. Quando la BCE bocciò la solidità patrimoniale della creatura di Zonin, squarciando il velo sulle famigerate “operazioni baciate”, cioè quelle della concessione dei fidi a condizione che una parte di essi fosse utilizzata per acquistare azioni e obbligazioni della banca. Da cui il crack di Popolare di Vicenza, l’azzeramento dei capitali investiti dai risparmiatori (da 62,50 euro a 0,10 soltanto) e il danno da 300 milioni per la Cattolica Assicurazioni.

Invece no, quattro balbettamenti di Zonin con tanti “non ricordo”, arrivederci e grazie. Alla prossima (forse) legislatura. E congratulazioni vivissime al “Tarzan delle banche” per il nuovo e prestigioso incarico al vertice della povera Cassa di Risparmio di San Miniato. In fondo, cosa sono altre 150 famiglie sul lastrico?

(3-fine- le altre puntate sono state pubblicate lunedì 8 e mercoledì 10 gennaio)