Capitanerie di Porto/Guardia Costiera: quel micidiale “interpello” che sta distruggendo un’ex-eccellenza militare
Non c’è solo la ormai conclamata preferenza verso i sempre più potenti servizi navali della Guardia di Finanza a distruggere progressivamente quelli della Guardia Costiera. Come se non bastasse, il resto lo sta facendo l’inconsulta applicazione del famigerato “interpello”: 76 pagine di un decreto datato 2019 del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.
Una serie di disposizioni organizzative, logistiche, amministrative etc etc che sta creando ogni anno una incredibile serie di disagi soprattutto ai sottufficiali, graduati e militari di truppa. Cioè all’ossatura degli ottomila (dai diecimila di appena pochi anni fa) appartenenti al Corpo.
Basta andare a leggere il testo dell’”Interpello” su Internet, laddove si comincia a parlare della “bassa forza” solo a pagina 24. Ed è qui che saltano fuori le giustificazioni che hanno consentito in questi anni ai contestati vertici delle Capitanerie di Porto di fare il bello e il cattivo tempo in tema di destinazioni e trasferimenti. Provocando una serie di malumori e proteste da parte di chi si è visto sbattere da un capo all’altro dell’Italia senza minimamente tener conto di esigenze familiari e perfino sanitarie.
Si sperava che l’arrivo dell’ammiraglio Nicola Carlone al Comando Generale, potesse ridimensionare questo strapotere, annullando una serie di disposizioni cervellotiche che hanno minato l’orgoglio di appartenenza a questa che è stata per molti anni una vera e propria eccellenza in campo militare. Soprattutto per la configurazione del nostro Paese e per gli oltre 8.000 km di coste da controllare.
Niente da fare. Malgrado la buona volontà, anche Carlone si è quasi sempre dovuto arrendere ad una struttura di vertice ancora troppo legata ai danni compiuti dai suoi predecessori, ad un apparato che ha continuato a sfruttare al peggio i dettami consentiti dal famigerato “Interpello”.
Ora, in vista del 2024 e della nuova prevedibile ondata di destinazioni e trasferimenti “selvaggi”, l’unica speranza è riposta in un intervento governativo da parte dei ministri da cui la Guardia Costiera dipende: da quello della Difesa, Crosetto, a quello delle Infrastrutture e Trasporti, Salvini. E poi, via via, da tutti gli altri dicasteri che per un verso o per l’altro possono vantare proprie competenze funzionali (Ambiente, Politiche Agricole, Mare e Protezione Civile).
Perché è l’”Interpello” che va rivisto e ridisegnato. Magari prevedendo anche il ripristino di quelle competenze specifiche che la ben più ricca e “coccolata” Guardia di Finanza ha progressivamente “scippato” alla Guardia Costiera perfino nel soccorso e nel recupero in mare dei migranti, grazie alla dotazione di motovedette più moderne ed efficienti di quelle su cui possono contare le Capitanerie di Porto.