Carceri, un problema da risolvere prima dell’estate

Si approssima l’estate e le carceri italiane come al solito scoppiano. Siamo a quota 58mila detenuti – su 46mila posti disponibili – anche per il ricorso massiccio alla carcerazione preventiva da parte del cosiddetto partito delle procure e dalla prassi dei pm d’assalto di tutta la penisola.

E alla politica a trazione grillina – leghista sembra che le cose vadano bene così. Anche perché il rischio delle rivolte e dei disagi anche mortali verrà fatto ricadere su un personale già di per se assai carente negli organici e sovraccarico di lavoro.

Avere fatto scomparire la riforma dell’ordinamento penitenziario da quelle urgenti di cui doveva occuparsi la commissione speciale costituita in parlamento per le “pratiche pendenti” dalla scorsa legislatura è stato un atto demagogico e dannoso.

La campagna elettorale è finita, il governo è di là da venire, ma i partiti che hanno vinto non rinunciano a fare populismo sulla pelle degli italiani. Carcerati compresi. Invece la riforma di Andrea Orlando, per quanto carente in alcuni punti, era giusta e poteva garantire più sicurezza. Non meno.

Non era affatto da etichettare come “svuota carceri” ed era stata corretta escludendo in ogni caso gli automatismi nella concessione degli istituti premiali. Niente da fare. Anni di lavoro, di audizioni di esperti del settore in Parlamento, di correzioni e di ritocchi rischiano ora di finire nella stessa discarica legislativa dove finiscono le leggi che un certo sistema politico non è capace di comunicare in maniera intellettualmente onesta all’elettorato.

Peraltro proprio il 2 marzo era stata la Consulta ad estendere da tre a quattro anni anche nel residuo di pena i benefici di cui potevano usufruire coloro che avevano dato prova di ravvedimento durante la detenzione, previa decisione del magistrato di sorveglianza.

Ma evidentemente lo slogan bracardiano “in galera!” continua ad avere un irresistibile appeal pre o post elettorale. E il fatto che le carceri diventino una discarica indifferenziata di rifiuti umani della società viene accettato come un male minore.

Da quasi tutta la classe politica. Che magari straparla di costruire nuove carceri dimenticandosi il corollario dell’assunzione di nuovo personale per tenerle aperte e per gestirle. Per le problematiche sensibili e reali delle carceri sembrano esserci solo i radicali e i preti. Anche se poi, con l’avvicinarsi della stagione calda, i nodi come al solito verranno al pettine.

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