
CBAM, la montagna “verde” che rischia di partorire l’ennesimo topolino
Sul Meccanismo di Aggiustamento alla Frontiera sul Carbonio, il famoso CBAM, l’Europa sta iniziando a tremare. Era nato come architrave della transizione verde: tassare le importazioni ad alta intensità di CO₂ per proteggere l’industria europea da chi produce senza vincoli ambientali. In teoria un colpo da maestro di “autonomia strategica”. In pratica, un classico esercizio di equilibrismo burocratico che rischia di colpire più noi che i concorrenti.
Il rinvio della vendita dei certificati dal 2026 al 2027 è il primo segnale di panico. Bruxelles non lo ammetterà mai, ma sta cercando di prendere tempo di fronte alle proteste di chi, nell’industria manifatturiera, vede arrivare un aumento dei costi senza alcuna certezza di recuperare competitività. Intanto, anche l’allargamento del CBAM ad altri prodotti – dagli elettrodomestici in giù – slitta di settimana in settimana: sintomo di un’Unione che non sa più come conciliare ideologia verde e realtà industriale.
Il punto è semplice: il CBAM alza i costi d’ingresso, ma non chiude il divario con chi produce fuori UE. L’alluminio è il caso-scuola. Il premio europeo sul prezzo LME è raddoppiato dall’estate e ha toccato 340 dollari a tonnellata. Risultato? Le aziende europee che importano pagano di più, rallentano, perdono domanda. E l’effetto boomerang colpisce anche i produttori a monte. Nel frattempo, i concorrenti extra-UE aggirano il sistema: esportano rottame invece di metallo primario, o riservano al mercato europeo solo il materiale “pulito”, continuando a vendere quello sporco altrove.
Resta il nodo politico: il CBAM è inseparabile dal phase-out delle quote gratuite ETS, previsto fino al 2034. Ma più salgono i prezzi della CO₂, più cresce la pressione per rallentare tutto. Se Bruxelles cede – e i segnali vanno in quella direzione – il meccanismo rischia di implodere prima ancora di partire.
L’Europa voleva ridisegnare il commercio globale. Potrebbe ritrovarsi a fare l’ennesimo autogol industriale, mentre il resto del mondo osserva e incassa.
LA SASSATA

Francia e Germania litigano sui dazi e la Cina dilaga in Europa

Con l’imminente crollo della roccaforte di Repubblica, a sinistra resta in servizio solo il “ridotto” dell’USIGRAI.
