
Chiacchiere sulla guerra: combattere come i nostri nonni, senza essere come loro
C’è qualcosa di profondamente ipocrita nel modo in cui oggi, in Occidente, si torna a parlare di “cultura guerriera”. Si invoca la durezza, la resilienza, persino il sacrificio, mentre sotto i nostri piedi la società si sta sgretolando.
L’Europa assiste alla dissoluzione della coesione interna, allo scambio sistematico tra comunità e comfort, tra disciplina e individualismo, e nello stesso tempo viene ammonita: preparatevi a guerre di sopravvivenza nazionale, come quelle combattute dai vostri nonni. L’avvertimento non è sbagliato. È sbagliato il contesto in cui viene pronunciato.
La violenza, il caos, l’entropia non sono anomalie storiche: sono lo stato naturale delle cose. Senza resistenza, tutto cade. Le società funzionano come strutture portanti: se togli i pilastri, non ottieni maggiore apertura, ottieni il collasso. Eppure è esattamente ciò che stiamo facendo. Smontiamo famiglia, fiducia, autorità, identità condivisa, e ci illudiamo che basti un appello retorico alla “difesa dell’Occidente” per compensare il vuoto.
Una nazione non può combattere una guerra all’esterno se ha già perso la battaglia al proprio interno. Non può chiedere sacrificio quando ha insegnato per decenni che nulla merita sacrificio. Non può pretendere disciplina dopo averla derisa come retaggio del passato. Non può evocare unità quando ha lavorato sistematicamente per dissolverla.
I nostri nonni non vinsero solo con i fucili. Vinsero perché appartenevano a società che, pur imperfette, funzionavano ancora: famiglie stabili, comunità riconoscibili, un senso condiviso del limite, del dovere e della responsabilità. Senza quella impalcatura morale, la guerra non produce vittoria, produce solo distruzione.
E qui sta il punto che molti fingono di non capire: combattere “come i nostri nonni” senza ricostruire ciò che li rendeva capaci di combattere non è eroismo. È suicidio collettivo. Le guerre non si vincono con la nostalgia. Si vincono quando la società che le combatte è ancora in grado di reggere il peso della storia.


