Consiglio di Stato: stop alla concorrenza sleale. L’Europa non è più un mercato a perdere

Consiglio di Stato: stop alla concorrenza sleale. L’Europa non è più un mercato a perdere

05 dicembre 2025

Chi porta negli appalti pubblici oltre metà di prodotti extra-UE,senza reciprocità,può essere sbattuto fuori.

C’è un confine che finalmente viene difeso. Non è geografico, ma industriale. Con la sentenza n. 9575/2025 il Consiglio di Stato mette nero su bianco un principio che l’Europa ripete da anni e applica troppo poco: le stazioni appaltanti possono escludere le offerte che contengono oltre il 50% di prodotti provenienti da Paesi extra-UE senza accordi di reciprocità. Tradotto: niente dumping mascherato negli appalti strategici italiani ed europei.

Altro che cavillo tecnico. Qui si parla di politica industriale vera, fondata sull’articolo 170 del Codice degli Appalti e sull’art. 85 della Direttiva 2014/25/UE. Una scelta netta: o rispetti le stesse regole di chi produce in Europa, o resti fuori.

Parliamo dei settori che tengono in piedi il Paese – acqua, gas, energia – che valgono il 7% del PIL europeo e il 10% di quello italiano. Filiera lunga, migliaia di imprese, decine di migliaia di posti di lavoro. Eppure da anni sotto attacco da parte di colossi extra-UE che producono a costi stracciati perché non hanno né vincoli ambientali, né tutele del lavoro, né standard di sicurezza comparabili ai nostri. Cina e India in testa.

Il Consiglio di Stato lo dice senza giri di parole: questa norma serve a garantire par condicio, sicurezza e tenuta del mercato interno. Non a proteggere rendite, ma a evitare che il mercato venga drogato da chi gioca con regole diverse.

È un segnale politico preciso, in piena coerenza con il CBAM, le misure anti-dumping e la nuova dottrina europea sull’autonomia strategica. L’Europa smette di predicare e inizia – finalmente – a far valere i propri interessi industriali.

La sentenza pesa come un macigno soprattutto nei comparti più esposti, come quello delle tubazioni in ghisa sferoidale, dove l’invasione di prodotti extra-UE a basso costo rischia di spazzare via pezzi interi di manifattura continentale.

Messaggio chiaro agli operatori: gli appalti pubblici non sono più la porta d’ingresso del dumping globale. Chi vuole competere, lo faccia a regole uguali. Gli altri restino fuori. Questo, oggi, è sovranità industriale.