
Coriglioni, criptovalute e San Marino/Doha, una triangolazione che merita di essere monitorata
In attesa di ricevere qualche risposta agli interrogativi posti all’ambasciatore italiano in Qatar, Paolo Toschi, nella precedente Sassata, un ulteriore elemento che merita attenzione riguarda l’attività di Augusto Coriglioni circa l’introduzione e l’integrazione di sistemi di pagamento elettronico nella Repubblica di San Marino, con particolare attenzione all’interoperabilità con criptovalute e circuiti fintech internazionali.
In un momento in cui i piccoli Stati, spesso scelti da operatori economici proprio per la loro flessibilità normativa, sono osservati con crescente rigore dalle autorità europee in materia di antiriciclaggio (AML), la possibilità che soggetti privi di incarichi ufficiali cerchino di orientare o facilitare l’adozione di infrastrutture finanziarie ad alto rischio richiede un’attenta valutazione.
Se le criptovalute rappresentano un’opportunità innegabile per l’innovazione, è altrettanto vero che l’anonimato e la tracciabilità limitata che caratterizzano alcuni strumenti digitali possono agevolare operazioni opache, specialmente in contesti dove i presidi istituzionali sono deboli o aggirati da soggetti privi di autorizzazione.
La domanda è dunque inevitabile:
Quali garanzie effettive esistono, oggi, affinché eventuali operazioni promosse da Coriglioni, o da chi per lui, rispondano agli standard internazionali di trasparenza e tracciabilità finanziaria?
E soprattutto: che ruolo ha avuto o potrebbe avere l’ambasciata italiana a Doha nel facilitare contatti, credibilità o accesso istituzionale a soggetti le cui attività meritano una valutazione prudenziale?
In questo contesto, diventa ancora più urgente che le autorità competenti, italiane, sammarinesi ed europee, vigilino attentamente sull’intersezione tra diplomazia, finanza non convenzionale e reti personali di influenza, per evitare che la legittima promozione di innovazione economica si trasformi in un veicolo per operazioni potenzialmente dannose per l’integrità del sistema internazionale.