Coronavirus, settore marittimo in crisi: “Il Governo deve trovare una soluzione”

Coronavirus, settore marittimo in crisi: “Il Governo deve trovare una soluzione”

12 marzo 2020

Le problematiche che riguardano i trasporti marittimi sono numerose. È urgente individuare soluzioni adeguate a garantire l’operatività delle navi e la regolarità dei traffici. Auspichiamo l’urgente insediamento di un tavolo di analisi e di confronto del settore”. Lo denunciano i presidenti di Assarmatori, Stefano Messina, di Confitarma, Mario Mattioli, e di Federagenti, Gian Enzo Duci che hanno inviato una lettera ai ministri delle Infrastrutture e Trasporti, degli Affari Esteri e della Salute chiedendo interventi urgenti per il settore colpito dall’emergenza Coronavirus. “Oggi, insieme a tutto il mondo produttivo nazionale, lo shipping vive con estrema preoccupazione l’evolversi della grave emergenza Covid-19 anche per l’impatto che questa situazione sta avendo e continuerà ad avere sul sistema socioeconomico italiano – scrivono nella lettera -. L’armamento italiano, le imprese di armamento che operano in Italia e le agenzie marittime si sono sin da subito messe a disposizione, attraverso i loro rappresentanti, delle Autorità nazionali e locali per contribuire alla soluzione di questa crisi sanitaria che ha colpito particolarmente il nostro Paese e che sta discriminando l’Italia e gli italiani nel mondo. Le problematiche che sta vivendo il settore sono numerose e devono essere risolte”. I presidenti di i presidenti di Assarmatori, Confitarma e Federagenti elencano nel dettaglio le criticità più importanti con cui si sta confrontando il settore. Il primo problema riguarda la chiusura dei porti esteri alle navi italiane. “L’Italia è uno dei più importanti Paesi marittimi del mondo e muove via mare circa il 60 per cento delle merci (lavorati, semilavorati e materie prime) in import ed export – si legge nella lettera -. Le notizie che stiamo ricevendo da diversi Paesi – sia Paesi Terzi che, purtroppo Stati dell’Ue – nei quali operiamo, relative all’interdizione dei porti alle navi che abbiano scalato negli ultimi 15 giorni l’Italia, sono estremamente preoccupanti. Non sono a rischio solo le nostre imprese di navigazione, alle quali è impedito di operare per il solo fatto di essere italiane, ma il Paese intero. Infatti, qualora tali provvedimenti dovessero essere adottati da altre nazioni geopoliticamente strategiche, vi sarebbero gravissime ripercussioni per la nostra economia che, va ricordato, è principalmente di trasformazione”.

Altro nodo è l’eventuale emarginazione dell’Italia dalle rotte mondiali e di approvvigionamento. “C’è il concreto rischio che i servizi di trasporto previsti scalare i porti italiani decidano definitivamente di bypassare il nostro Paese per non precludersi l’approdo in altre nazioni – spiegano ancora nella lettera i presidenti di Assarmatori, Confitarma e Federagenti -. Un numero crescente di armatori stranieri rifiuta contratti di trasporto che prevedono lo sbarco di merci nei porti italiani mettendo in seria difficoltà l’import di materie prime. Tra i settori che potrebbero trovarsene presto sprovvisti ci sono anche quelli essenziali a garantire gli approvvigionamenti alimentari del Paese. Da sottolineare, in questo contesto, l’importanza dei trasporti marittimi nel settore energetico, la cui interruzione o anche il solo rallentamento potrebbe comportare ripercussioni facilmente immaginabili. Al fine di non vanificare gli sforzi compiuti dagli armatori per garantire la continuità nel trasporto dei passeggeri e delle merci è altresì importante che nei porti sia assicurato un adeguato livello di funzionamento di tutti i servizi necessari: da quelli di interesse generale a quelli per la movimentazione e lo stoccaggio fino ai controlli delle autorità. Laddove dovessero registrarsi particolari difficoltà in tal senso, si dovrebbe poter intervenire anche attraverso apposite deroghe. Inoltre, a seguito delle misure interdittive adottate da alcuni Paesi, diversi servizi marittimi di linea sono stati fermati. Si pone pertanto il problema di individuare gli ormeggi idonei dove far sostare le navi senza recare intralcio all’attività commerciale. A tal fine, è necessario ottimizzare gli accosti disponibili in tutti i porti, in primis quelli ricadenti nell’ambito di una stessa Autorità di Sistema Portuale”.

Un’altra criticità è legata all’impossibilità di effettuare l’avvicendamento degli equipaggi. “A ciò va aggiunto che molte unità di bandiera italiana operano costantemente all’estero e hanno la necessità di assicurare l’avvicendamento del personale italiano imbarcato, sia per le normali rotazioni previste dal contratto, ma anche, ad esempio, in caso di infortunio e malattia. Da quando è scoppiata l’emergenza, in molte nazioni non è più possibile avvicendare gli equipaggi italiani con altro personale italiano, avendo esse vietato l’ingresso ed il transito dei marittimi italiani; nel concreto, vengono rigettate le domande di visto o imposti periodi di quarantena preventivi obbligatori all’arrivo. Sussiste il reale pericolo che queste navi non possano più operare perché non in grado di soddisfare la tabella minima di sicurezza, con il conseguente rischio di cancellazione dei contratti di fornitura dei servizi. Particolarmente difficoltosa, in questo momento, è la sostituzione del comandante per il quale sussiste l’obbligo di nazionalità italiana o comunitaria, purché in possesso dell’attestato di conoscenza della legislazione italiana, a causa del fatto che sono state sospese le sessioni di esame, presso le Capitanerie di Porto, per il rilascio di tale attestazione. Si segnala, infine, che anche l’arrivo a bordo e il rimpatrio del personale marittimo operante sulle navi di bandiera italiana stanno diventando sempre più difficoltosi per via della cancellazione ormai generalizzata dei voli da e verso l’Italia”.

Ci sono poi i problemi legati alla scadenza delle certificazioni e attestazioni Imo dei marittimi italiani. “I provvedimenti restrittivi adottati dal Governo hanno coinvolto anche le attività relative alla formazione obbligatoria del personale navigante, imponendo la chiusura dei centri di addestramento autorizzati dal Comando generale – si legge nella lettera -. Tale chiusura non sta consentendo ai lavoratori marittimi italiani di rinnovare le proprie attestazioni-certificazioni Imo, nonché i certificati di competenza, impedendo quindi agli stessi di poter lavorare. Ciò sta determinando notevoli difficoltà, che si aggravano di giorno in giorno, nell’avvicendamento degli equipaggi e di conseguenza nella gestione della flotta. A tale riguardo, è necessario individuare tempestivamente una soluzione che dovrebbe essere rappresentata da una proroga di tali certificati-attestati, concessa solo ed esclusivamente per quelli in scadenza Mt e per il periodo necessario al superamento dell’emergenza sanitaria in atto. Al fine di evitare problemi alle navi che operano all’estero tale proroga dovrà essere necessariamente e prontamente condivisa, da parte dell’Amministrazione, con l’Imo e con i principali Mous”.

I presidenti di Assarmatori, Confitarma e Federagenti segnalano anche l’impossibilità a svolgere le visite sanitarie. “Mentre per quanto riguarda le ispezioni per il rilascio dei certificati di bordo si è opportunamente intervenuti con la circolare numero 4 del 2020 del Comando generale, risultano invece irrisolti i gravi problemi legati agli accertamenti sanitari nei confronti dei lavoratori marittimi – spiegano ancora nella lettera – In particolare si evidenzia l’imminente scadenza di un numero elevato di certificati medici rilasciati a seguito di visita biennale di marittimi italiani attualmente a bordo che, per diverse ragioni, non possono sbarcare in porti esteri. A tale riguardo, in ragione delle difficoltà a sostituire tali marittimi, nonché a effettuare dette visite, è assolutamente necessario che il ministero della Salute chiarisca che l’estensione fino a tre mesi della validità del certificato medico fino allo scalo dove è disponibile un medico autorizzato, sia concessa, in relazione all’emergenza sanitaria in atto, in via automatica. L’emergenza sanitaria rende, inoltre, in molti casi, del tutto impossibile gli accertamenti sanitari periodici dei lavoratori marittimi a bordo da parte dei medici competenti che, già in condizioni normali, sono particolarmente complessi e onerosi da effettuare”.

Difficoltà anche per costituire le commissioni di visita per i rinnovi dei certificati. “Esistono delle notevoli difficoltà a costituire le commissioni di visita per i rinnovi dei certificati di sicurezza-idoneità sul territorio nazionale dovuta fondamentalmente alla mancanza di disponibilità da parte dei medici dell’Usmaf, evidentemente impegnati nella gestione dell’emergenza coronavirus -spiegano nella lettera – . Si può pensare ad una soluzione che preveda di ritenere valida la commissione di visita anche senza la presenza del medico di porto, oppure la sospensione”. Disagi anche sul fronte delle visite tecnico-sanitarie necessarie per la verifica e la certificazione dell’igiene e della sicurezza sul posto di lavoro a bordo delle navi. “Si sta riscontrando che in alcune circostanze, nonostante tutte le navi si siano dotate di procedure per dare puntuale esecuzione alle direttive impartite dal Governo, vengono imposte prescrizioni ai sensi della 271/99 che, essendo una normativa che riguarda la normale attività delle navi e la valutazione dei prevedibili rischi operativi, non può essere utilizzato per circostanze eccezionali di rischio biologico come quelle in atto, in quanto non le ricomprende”.

L’emergenza coronavirus sta creando problemi al settore marittimo anche sul fronte delle procedure di imbarco e sbarco sul territorio italiano del personale. “Sempre in virtù della situazione eccezionale di emergenza e al fine di evitare assembramenti in luoghi e mezzi pubblici, sarebbe auspicabile prevedere la limitazione degli spostamenti degli equipaggi presso gli uffici territoriali delle Capitanerie di Porto per regolarizzare imbarchi e sbarchi – si legge nella lettera -. La proposta che si avanza è quella di uniformare per il momento, anche qui in Italia, quanto già accade in diverse località del mondo con il solo comandante che si reca presso il consolato di turno per regolarizzare i su descritti movimenti che saranno poi controfirmati in secondo momento dai singoli marittimi, alla presenza del Comandante e di appositi testimoni”.

Le ultime due criticità messe in evidenza riguardano le navi passeggeri e le autostrade del mare e le crociere, con divieto di sbarco nei porti. “L’emergenza Covid-19 sta colpendo pesantemente anche i servizi offerti dalle navi passeggeri, dei quali l’Italia è primario fornitore mondiale sia nel comparto delle crociere che dei traghetti – scrivono i presidenti di Assarmatori, Confitarma e Federagenti -. Il settore, oltre a subire pesanti ripercussioni economiche dovute ad un azzeramento delle prenotazioni e un significativo fenomeno di cancellazione delle prenotazioni già effettuate, rischia di vedere compromessa l’operatività delle navi che assicurano la continuità territoriale e le autostrade del mare. A causa del numero di passeggeri drasticamente ridotto, a seguito delle necessarie limitazioni alla libera circolazione delle persone introdotte dai recenti provvedimenti governativi, le compagnie di navigazione impegnate nel traffico passeggeri hanno tabelle minime di sicurezza che risultano al momento sovradimensionate in quanto legate al numero massimo di passeggeri imbarcabili. Sarebbe auspicabile una riduzione temporanea di tali tabelle al fine di consentire alle compagnie di contenere il numero dei marittimi a bordo a tutto vantaggio della salute e sicurezza degli stessi. In questo modo, infatti, sarebbero limitati i contatti interpersonali e quindi l’esposizione del personale a inutili rischi. Ovviamente, una volta ripristinate le normali condizioni di circolazione delle persone, le vigenti tabelle sarebbero immediatamente ripristinate”. Mentre sulle crociere “all’indomani del Dpcm del 9 marzo 2020, la situazione per il settore crocieristico nei porti italiani è sempre più drammatica stante il divieto di sbarco dei passeggeri. Tale situazione ha costretto i più grandi operatori di crociere impegnati nel mercato italiano a fermare alcune navi dedicate al mercato nazionale. All’estero, nonostante tutte le procedure e protocolli attivati a bordo delle navi al fine di evitare l’imbarco di personale e passeggeri ‘a rischio’, le navi da crociera che imbarcano cittadini italiani subiscono in diversi Paesi restrizioni drastiche dei diritti di approdo e sbarco con un grave danno economico e d’immagine”.

Ecco il documento integrale