
Da AD di Cdp Equity a CFO di una Campari con le azioni sequestrate: la carriera del gambero di Francesco Mele
E meno male che secondo Repubblica (e non solo) doveva essere una sorta di perdita irreparabile per Cdp l’uscita dal gruppo dell’AD di Equity, Francesco Mele. Chissà cosa ne pensano ora questi grandi esperti del mondo finanziario del sequestro di quasi 1,3 miliardi di azioni della Campari, cioè il gruppo nel quale Mele era approdato, ma solo come CFO. Un passo indietro mica da ridere.
Il provvedimento di sequestro – come riportato dall’ANSA – è stato firmato dal gip di Monza nell’ambito di un’indagine in cui sono ipotizzati i reati di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e anche la “responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”. L’inchiesta del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano ha preso avvio da una verifica fiscale nei confronti della holding.
L’inchiesta della Procura di Monza, guidata da Claudio Gittardi, ha preso il via da una verifica fiscale della Fiamme Gialle nei confronti di Lagfin (la holding lussemburghese che controlla Campari Group) la quale, a seguito di un’operazione straordinaria di “fusione per incorporazione”, ha assorbito la propria controllata italiana, detentrice del pacchetto azionario di maggioranza di Davide Campari Milano. Gli approfondimenti hanno permesso di constatare che, all’atto della fusione, non sono state dichiarate le plusvalenze da “exit tax” per oltre 5.3 miliardi di euro maturate in capo alla società italiana incorporata e non tassate al momento della loro fuoriuscita dal territorio nazionale come previsto dalla normativa fiscale.
In particolare, il gruppo societario, attraverso una serie di complesse operazioni, ha solo formalmente trasferito gli asset detenuti dalla società italiana a una branch domestica neo costituita, mentre la gestione effettiva del ramo d’azienda finanziario veniva esercitata a livello di casa madre estera. Il sequestro è stato integralmente eseguito attraverso l’apposizione del vincolo sulle “azioni ordinarie” della società partecipata dalla holding lussemburghese, fino a concorrenza dell’importo disposto nel decreto, corrispondente all’imposta non versata all’atto del trasferimento all’estero della società incorporata.
LA SASSATA

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