Da Amadeus e Francesca Pascale, ridicole icone straricche della nuova sinistra

Da Amadeus e Francesca Pascale, ridicole icone straricche della nuova sinistra

26 settembre 2024

Cominciamo con Amadeus. Ma vi ricordate cosa riuscirono a scrivere i “giornaloni” per il suo addio a viale Mazzini? Sembrava che la Rai fosse destinata al tracollo degli ascolti, all’azzeramento della pubblicità, praticamente a portare i libri in tribunale. Un danno irreparabile e la giusta punizione per TeleMeloni.

E poi le lacrimose interviste al personaggio, che negava di aver deciso di traslocare per questioni economiche…

Ma certo, come no, povera stella. Per non parlare di quei dirigenti brutti, sporchi e cattivi che — oltre a spingerlo fuori dall’azienda — non erano neppure andati a salutarlo il giorno della sua ultima registrazione. Ingrati verso l’eroe di Sanremo, un’autentica vergogna.

Ecco, ora come mai gli stessi “giornaloni” nascondono i dati d’ascolto della sua nuova copiatissima trasmissione sul “Nove”? Come mai ignorano che il suo successore, Stefano De Martino, ha trattenuto tutti i suoi vecchi telespettatori con uno share del 25%, mentre lui si lecca le ferite col 3,6?

E passiamo all’altra neo-icona della sinistra, Francesca Pascale. Quante gliene avevano dette (e scritte) quando era la fidanzata in carica di Silvio Berlusconi! Qualcuno se lo ricorda o dobbiamo andare a riprendere i giornali di quegli anni?

E gli articoli sprezzanti quando il Cav l’aveva principescamente liquidata per fare posto ad Arcore a Marta Fascina?

Ora, invece, fanno a gara un po’ tutti per esaltarne l’attivismo (ma de che?) in favore dei “diritti civili”.

Ospitate a ripetizione in tv grazie alle “conduttrici democratiche e antifasciste”, pezzi rispettosissimi sul suo futuro impegno per creare una “Forza Italia” autenticamente liberale, non come quella del povero Antonio Tajani.

È la “sindrome Fini”, cioè l’esaltazione di chi può tornare utile alla sinistra per attaccare la destra. Tutto già visto.

E direbbe Totò, dell’uno e dell’altra: “Ma ci faccia il piacere, ci faccia!”

Sipario.