Di Maio fa causa ai massoni, ma non agli imbroglioni dei rimborsi
Nuovi valori si affacciano alla politica. Anzi nuove scale dei suddetti. Ad esempio basta leggere l’intervista di Luigi Di Maio su “la Stampa” (clicca qui) e si deduce che essere stato massone viene reputato peggio che comportarsi da imbroglione. Come i furbetti della finta restituzione mediante bonifico di parte dei rispettivi emolumenti.
Per i primi – scoperti nelle liste – il candidato premier a Cinque stelle promette fuoco e fiamme, nonché cause civili per risarcimento danni di immagine. Per i secondi, sputtanati dalle “Iene”, niente.
I grillini sono fatti così e chi li vota è meglio che lo sappia prima, piuttosto che dopo. In compenso almeno uno dei presunti reprobi massoni, l’avvocato David Zanforlini candidato all’uninominale in quel di Ravenna, “fa le barricate”, come scrive il “Corriere della sera”. E minaccia fuoco e fiamme contro chi equipara la massoneria alla mafia – più o meno esplicitamente – e contro chi criminalizza il suo eventuale passato da Gran Maestro.
A dimettersi non ci pensa neppure in caso di elezione al Parlamento e impreca contro chi vorrebbe comprimere le libertà degli italiani. Magari al grido di “onestà, onestà”.
Tutto giusto e tutto vero, avvocato Zanforlini. Ma allora perché candidarsi con i grillini? Come si dice a Roma, “chi va per ‘sti mari ..poi pesca ‘sti pesci”.
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