Difesa: dopo Graziano-Badoglio, l’altro grande sconfitto è l’ammiraglio Girardelli
Dopo la resa del generale Graziano-Badoglio, la grande sconfitta nel giro delle nomine al vertice della Difesa, è la Marina Militare. Guidata (si fa dire) dal suo capo di Stato Maggiore, l’ammiraglio Valter Girardelli, ex-capo di gabinetto di Roberta Pinotti, sta mestamente portando la flotta a Malta.
Perché, al momento, se la ministra Elisabetta Trenta non individuerà rapidamente ammiragli non contaminati dal sistema di potere (e non solo) garantito dall’asse GIR-AGO al servizio del CSMD diretto a Bruxelles, la Marina finirà per diventare la “Cenerentola”di via XX Settembre, con tutti i posti di responsabilità occupati dall’Esercito e dall’Aeronautica.
L’asse GIR-AGO, cioè quello formato da Girardelli e dal suo fedelissimo capo della Comunicazione, il contrammiraglio Fabio Agostini, sognava onore e gloria anche all’interno del Ministero della Difesa. Sogni svaniti. Il capo di Stato Maggiore sognava di potersi trasformare nell’outsider gradito alla Trenta per porre fine alle rivalità interne all’Arma Azzurra (tra Carlo Magrassi, Enzo Vecciarelli e Roberto Nordio), cui finalmente toccava di designare il successore di Graziano-Badoglio. Il giovane e rampantissimo Agostini (un fenomeno di comunicatore che è riuscito a rendersi inviso a giornalisti e colleghi) sognava di essere promosso dall’UPICOM della Marina a quello della Difesa.
È andata male a tutti e due e nella loro sconfitta finiranno per trascinare a fondo per “concorso esterno” anche i sogni dell’ammiraglio Carlo Massagli, il consigliere militare del premier Giuseppe Conte, soprannominato “Generale” per il suo completo asservimento a Graziano di cui si è sempre pomposamente gloriato di essere “consigliere”.
Nei vecchi piani concordati e buttati all’aria dalla ministra, a giugno dell’anno prossimo avrebbe dovuto prendere il posto di Girardelli al vertice della Marina, “bruciando” candidature ben più autorevoli e accreditate all’interno della forza armata. Quali ad esempio quelle di Giuseppe Cavo Dragone, Paolo Treu e soprattutto Dario Giacomin. Ora, la speranza, all’interno della Marina, è che la ministra Trenta recuperi qualcuno di questi ammiragli penalizzati dai cervellotici organigrammi di Graziano e Girardelli per gli incarichi di vertice vacanti: sottocapo SMD, vicesegretario generale e vice della DNA, capo di gabinetto.
Anche all’interno dell’Aeronautica si registra un certo fermento, malgrado la soddisfazione per la scelta di Vecciarelli a successore di Graziano. La ventilata nomina dell’attuale capo di gabinetto, Alberto Rosso, al vertice dell’ Arma Azzurra non sarebbe infatti vista con uguale soddisfazione. Perché -viene fatto notare- significherebbe lo scavalcamento dell’attuale e stimatissimo comandante della squadra aerea, il generale Fernando Giancotti, l’unico ritenuto in grado di far rimarginare le terribili ferite di questi ultimi anni. Oltretutto, Giancotti è anche il più anziano. Basterà alla Trenta, sempre più determinata a dare un taglio netto con la passata gestione e dimostrare con i fatti di far parte davvero di un “governo del cambiamento”?
Per finire, circola con insistenza la voce, in via XX Settembre, di un ritorno sulla scena del delitto di Andrea Armaro, il non indimenticabile e onnipotente ex-portavoce della Pinotti. Graziano avrebbe infatti intenzione di portarselo a Bruxelles, secondo una promessa fatta all’ex-ministra. Sassate si augura che sia una voce infondata e destituita di fondamento. Per non dover ricordare vecchi retroscena sul Libro Bianco della Difesa e del decreto attuativo collegato.