Difesa, il generale Portolano e quell’eroico “blitz” in Afghanistan: un anniversario mai celebrato
03 novembre 2023
Esattamente dodici anni fa, in Afghanistan, i nostri militari furono protagonisti di un eroico “blitz” antiterrorismo mai celebrato. E rapidamente dimenticato.
Prima mattinata del 03.11.11. Un commando di sette guerriglieri talebani irrompe nella sede della società Esko International, a 300 metri dall’aeroporto di Herat. Due terroristi hanno cinture esplosive. All’interno, decine di impiegati sono presi in ostaggio, tra cui alcuni italiani.
Il compound si trova a meno di un chilometro da Camp Arena, base Nato. Un chiaro segnale per dimostrare il controllo del territorio da parte dei talebani.
Alle 9,30, appena giunta la notizia alla base, il comando italiano, retto dal generale di brigata Luciano Portolano e dal colonnello Emilio Motolese, entrambi ufiiciali di provata esperienza di combattimento in operazioni fuori-area, decide una reazione immediata.
Da Roma nessuno risponde.
Da Roma tutti vogliono sapere ma nessuno dice cosa fare.
Dopo un brevissimo brainstorming, Portolano si assume la responsabilità di un intervento rapido e deciso per liberare la trentina di lavoranti civili ( 31, tra i quali 6 italiani, 12 indiani, 12 altri stranieri e 1 afgano ) chiusi all’interno.
Il compound è circondato da due plotoni (Rapid Reaction Force della Brigata “Sassari”) e si attiva immediatamente la Task Force 45 (le SF GIS e GOI).
Viene pianificata una azione diretta con vie di accesso multiple e in contemporanea da porte, finestre e tetto.
Deve essere una azione rapida e risolutiva.
L’azione viene eseguita perfettamente, tutti i terroristi sono eliminati, uno di essi attiva la cintura esplosiva provocando il ferimento di un GIS, il maresciallo Masala. Il minimo.
Tutti gli ostaggi sono liberi e salvi.
Ci sarebbe materiale per un film, libri, celebrazioni, ricorrenze. Tutto invece scivola via, quasi con imbarazzo viene nascosto sotto il tappeto delle cerimonie ufficiali dai toni ampollosi.
Il low profile ci ha ampiamente dimostrato essere una solenne presa in giro. Gli eroi sono scomodi? Meglio se morti, medaglie alla memoria. Meglio se non hanno ucciso nessuno, ma si sono immolati. Meglio se gente comune, uomini qualunque. Costano poco, non chiedono nulla.
I professionisti invece pretendono in termini oggettivi. Ma servono. E allora teniamoli così, nell’ombra, quasi fosse una necessità e non debbano essere emulati. Quando i professionisti diventano eroi, li troviamo sulla Gazzetta Ufficiale, e basta così, sono medaglie silenziose.
In Italia nessuno saprà nulla o poco.
Gli Ambasciatori di India e Pakistan ringrazieranno il Gen. Portolano per aver salvato i propri connazionali con quel blitz rapido , determinato e risolutivo.Dall’Italia ……. nulla.
Neanche negli anni successivi.
Qualcuno, tranne poche decine di “addetti ai lavori”, ha mai saputo niente di questo straordinario “”blitz” antiterrorismo? Qualcuno ha mai partecipato a cerimonie commemorative?
Macché, meglio non parlare dell’eroismo dei nostri militari all’estero nei teatri guerra. Meglio nascondere tutto…per sempre.
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