Difesa, lo stupore (per ora) della NATO per un Cavo Dragone part-time e il precedente dell’ammiraglio Di Paola
Ai malumori italiani dei vertici delle FFAA (vedi Sassata precedente), adesso si aggiungono le perplessità della NATO: l’intenzione dell’ammiraglio Cavo Dragone di cumulare l’incarico di CHOD con quello di presidente del NATO MILITARY COMMITTEE (scusi ammiraglio, vale anche per retribuzioni e indennità?) fino alla scadenza del mandato di CSMD, ha provocato stupore a Bruxelles. Qualcuno parla perfino di irritazione, ma forse è esagerato. Almeno per il momento.
Quel che è certo è che lo stesso Segretario Generale Stoltenberg ha già fatto sapere per le vie brevi e confidato ai suoi collaboratori di non ritenere opportuno un responsabile militare part-time dell’Alleanza. Soprattutto in una situazione di allarme continuo per la situazione in Ucraina. Ed è invece ciò che accadrebbe tra metà marzo e l’inizio di novembre dell’anno prossimo, quando Cavo Dragone assumerà il comando del NMC, restando contemporaneamente il CHOD italiano.
Non a caso, dagli ambienti NATO di Bruxelles viene ricordato il precedente comportamento di un altro ammiraglio italiano che raggiunse il medesimo prestigioso incarico: Giampaolo Di Paola, poi addirittura ministro della Difesa del governo Monti.
Di Paola, nominato presidente del NATO MILITARY COMMITTEE il 12/2/08, si dimise immediatamente da CSMD, perché -spiego’ con grande umiltà- “adesso devo studiare per svolgere al meglio questo nuovo lavoro”.
Ma che il tempestivo arrivo a Bruxelles per il graduale passaggio di consegne con l’olandese Bauer sia molto opportuno, è avvalorato anche da un’altra circostanza. Dal momento che i rappresentanti militari che hanno storto il naso per la nomina di Cavo Dragone, hanno cominciato a far circolare il resoconto stenografico dell’intervento del nostro CHOD il 7 giugno scorso davanti alla Commissione Difesa della Camera.
Un intervento passato un po’ sotto silenzio (oltretutto alla viglia del summit di Vilnius), durante il quale il CSMD si era abbastanza “allargato” rispetto alle sue competenze, finendo per pronunciare valutazioni squisitamente politiche non concordate precedentemente con il governo. E costringendo la stessa premier Meloni ad un atteggiamento più prudente di quanto avrebbe voluto per non sconfessare il CHOD davanti agli altri partner dell’Alleanza riuniti nella capitale della Lituania.
Cosa aveva detto, in sostanza, Cavo Dragone?
“In questo momento -ecco un esempio- io non parlerei tanto dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO, aspettiamo che le acque si calmino e che le parti giungano ad un accordo…Prima di arrivare a questo, secondo me, uno step intermedio potrebbe essere quello dell’Unione Europea. D’altronde è una cosa che non guasta e potrebbe anche soddisfare le richieste dell’Ucraina senza urtare in maniera abbastanza marcata la suscettibilità della Federazione Russa”.
E ancora: “L’accelerazione che c’è stata per Finlandia e Svezia è stata dettata dai tempi attuali. Quello che non auspico è un’accelerazione anche in quell’area lì, perché sicuramente non sarebbe a favore del consolidamento di un processo di pace…”.
Valutazioni, come si vede, molto politiche, che non competono certo ad un militare. E non è certo priva di significato la circostanza che questo resoconto stenografico non sia tutt’ora reperibile -come quello di tutte le altre audizioni- sul sito di Montecitorio.
Ecco, Cavo Dragone farebbe bene a cominciare a studiare anche lui “per il nuovo lavoro”, diradando rapidamente le nubi che si stanno invece addensando sulla sua nomina al NMC, convincendo i colleghi più scettici in seno all’Alleanza della bontà della scelta di Oslo.
Magari diradando pure un’altra ombra: quella di aver abdicato al comando della Kosovo Force in favore di un generale turco (quindi musulmano).
Ma questa è un’altra storia e merita un discorso a parte…