Difesa, niente proroga per Nistri, a dicembre nuovo Comandante per i Carabinieri: quattro nomi per la successione

Difesa, niente proroga per Nistri, a dicembre nuovo Comandante per i Carabinieri: quattro nomi per la successione

19 ottobre 2020

Il generale Giovanni Nistri ci spera ancora, ma sembra ormai molto improbabile che riesca ad ottenere una proroga di sei mesi per restare al vertice dei carabinieri. Per due ordini di ragioni:

1) la contrarietà del Quirinale a ricorrere a questo genere di estensioni oltre il limite dei tre anni previsti per legge;

2) la necessità di una marcata discontinuità alla guida dell’Arma, dopo i clamorosi casi giudiziari (Cucchi, CONSIP e Piacenza su tutti) che hanno visto coinvolti anche alti ufficiali.

Si vuole insomma voltare pagina e affidare la delicata guida dei carabinieri a chi possa riportare serenità all’interno della forza armata ed effettuare una riorganizzazione in grado di restituire quell’immagine di credibilità ed efficienza che da qualche anno si è obiettivamente opacizzata.

Le candidature possibili alla successione di Nistri sono due, anche se secondo alcuni osservatori ne andrebbero considerate altrettante in veste di possibili outsider,  nel caso in cui la litigiosità all’interno del governo e dei partiti di maggioranza dovessero spingere, come spesso accade, verso una soluzione di compromesso.

I due generali in pole position sono Angelo Agovino, attuale  vice-direttore dell’AISE e Teo Luzi, dal marzo scorso capo di stato maggiore dell’Arma. I possibili outsider sono invece Gaetano Maruccia, vice-comandante ma anche predecessore di Luzi come CSM ed Enzo Bernardini, comandante interregionale “Vittorio Veneto” e presidente della commissione d’avanzamento.

A far pendere la bilancia dalla parte di Agovino (ed eventualmente a vantaggio pure di Bernardini), ci potrebbe essere -appunto- la decisione di far prevalere, nella scelta, il segnale di “discontinuità” con la sfortunata gestione Nistri, che ha bene o male coinvolto anche Luzi e Maruccia.

Se invece dovesse prevalere la soluzione “soft”, cioè senza inutili scossoni, allora a prevalere potrebbero essere proprio l’attuale CSM o -in via subordinata- il vicecomandante. Si tratta ora di vedere come finiranno per schierarsi premier, ministri e partiti di maggioranza. L’ Arma, “nei secoli fedele” ma anche scossa dalle disavventure giudiziarie, attende con impazienza il verdetto finale.