Difesa, quegli inquietanti insediamenti cinesi a Taranto a poca distanza dalle basi militari italiane e NATO
02 dicembre 2022
Continuano senza sosta gli insediamenti cinesi in Italia. Ormai non si tratta più soltanto di infiltrazioni a carattere puramente industriale, con acquisti della maggioranza o di consistenti pacchetti di quote di “aziende in crisi” da salvare e rilanciare. E sarà il caso di cominciare ad attrezzarsi, anche a livello di “intelligence”, perché il pericolo sull’arrivo di “spioni” mascherati da manager si sta facendo concreto.
Vediamo, per esempio, cosa sta accadendo a Taranto. Dove è stato indetto un bando di gara per la piattaforma logistica del porto da parte dell’Autorita’ guidata da Sergio Prete. Viene ormai dato per vincente un consorzio Italo-cinese, all’interno del quale figura un commercialista che già si è distinto per gli acquisti di massicci quantitativi di mascherine per l’emergenza COVID: Gao Shuai, fondatore del Dragon Business Forum, responsabile di svariati progetti di collaborazione tra imprese italiane e cinesi e che pare soprattutto essere un rappresentante ufficiale del governo di Pechino.
Bene, a Taranto, c’è già la base dei cantieri Ferretti ed è noto che Il 75% dell’azienda italiana è stato acquistato dal gruppo Shig Weichai, che ha così assunto il controllo di uno dei leader mondiali nella produzione di yacht; lo stesso destino ha naturalmente visto coinvolta anche Riva, entrata nel gruppo Ferretti nel 2000.
L’accordo si è inserito in un progetto di ristrutturazione finanziaria reso inevitabile a causa della crisi del 2008. La crescita sostenuta delle vendite di yacht in Oriente ha favorito il deal con i Cinesi, con l’obiettivo di un generale incremento di produzione e profitti che in Italia negli ultimi anni non hanno però dato segnali positivi.
Fin qui siamo comunque alla parte industriale. Dolorosa quanto si vuole, ma purtroppo lecita. Il problema ora è che se il consorzio Italo-cinese vincerà -come sembra ormai scontato- la gara per la piattaforma logistica, gli emissari di Pechino finiranno per controllare un porto strategico come quello di Taranto. E la vicinanza con le basi navali della Marina italiana e della NATO creerà una situazione di obiettivo pericolo per la sicurezza. Perché tutta la zona pullulerà di cinesi, parte dei quali certamente più interessati agli insediamenti militari che a quelli industriali.
Ma al nostro ministero della Difesa e della Marina (e magari anche all’AISI e all’AISE) tutto ciò pare normale?