LEONARDO: le strane amnesie dello scienziato Cingolani sul tema cruciale delle materie prime
Come scienziato nulla quaestio. Ma come top manager della più importante azienda italiana nel comparto della Difesa, più di una perplessità inizia a sollevarla. Già, perché l’intervista di Roberto Cingolani, rilasciata domenica a Repubblica, ha offerto l’ennesima conferma circa le difficoltà che l’AD di Leonardo incontra nell’adattarsi al nuovo contesto storico. Un contesto che impone, oltre all’aumento delle capacità produttive, una gestione, attenta e dinamica, delle problematiche che stanno nuovamente emergendo sul fronte delle materie prime. Questioni peraltro già esplose nel 2021-2022 con Profumo, ma che evidentemente non sono bastate come lezione.
“È indispensabile andare verso un approccio più ampio di sicurezza globale, che va portato avanti anche in tempo di pace, che noi chiamiamo “multidominio interoperabile”, ha dichiarato Cingolani al quotidiano di Largo Fochetti. Peccato però che in nessuna riga delle due pagine di intervista si legga un accenno, anche minimo, alla questione attinente alle materie prime oggetto di una serie di preoccupanti azioni di militarizzazione da parte del Governo cinese.
È probabile che il top manager abbia in testa per Leonardo un modello immateriale, una sorta di intermediario che si avvale di realtà produttive esterne per la parte materiale. Insomma, che si trasformi in un assemblatore high tech. Ma nel contesto post-pandemico, il software deve andare di pari passo con l’hardware. Un’idiosincrasia verso il materiale, quella dell’ex ministro tanto caro a Draghi e al M5S, divenuta evidente dopo la mancata acquisizione di Iveco Difesa: operazione che avrebbe innalzato lo standing della partecipata a player industriale nel settore della Difesa.
Ma il punto che probabilmente sfugge al vertice di Leonardo è che se non hai le capacità ingegneristiche, non hai accesso alle materie prime e, soprattutto, non apporti valore aggiunto al processo, i sogni di gloria rischiano di infrangersi davanti alla prossima recrudescenza di crisi delle supply chain.