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Dopo Poste, è il momento di Iliad: ecco l’occasione per Tim di tornare grande.
C’era una volta un vecchio detto “andreottiano” che diceva che al mondo ci sono due tipi di pazzi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie. Negli ultimi vent’anni, si è aggiunta una terza tipologia di squilibrati: quelli che credono di salvare la Tim.
Telecom è sempre stata una vacca grassa da mungere: chiunque ci metteva le mani, lo faceva per portare a casa qualcosa per sé, lasciando l’azienda sempre più dimagrita. Non a caso, il capo degli acquisti di Tim è il ruolo più ruotato nella storia delle società quotate.
Ma attenzione, perché qualcosa stavolta sta cambiando e rimettere Tim in ordine, magari farla divenire un’azienda che fa anche utili, potrebbe per la prima volta non essere più un’idea folle.
Stavolta ce la possiamo fare: è la convinzione di via XX Settembre, che guarda con grande attenzione al file.
In queste ore abbiamo assistito a un cambio di azionista in Telecom: Cdp ha ceduto a Poste il 10% di Tim. Ma questo è solo il primo passo. Non è escluso, infatti, che Poste possa salire ancora oppure che si trovi un secondo soggetto italiano che acquisti un altro 10%, rastrellando azioni sul mercato, così da formare un blocco tricolore che possa contrastare il 24% francese di Vivendi, che finora ha tenuto sotto scacco l’azienda.
Ma Poste non è un operatore industriale. Il ramo di business che ha in pancia (Poste Mobile) è un operatore digitale e non infrastrutturale, può al massimo far confluire le sue 6 milioni di schede SIM dentro il calderone di Tim. Serve un’alleanza con un operatore infrastrutturato e l’indiziato principale è Iliad.
Se succedesse che i due confluissero a nozze, gli operatori in Italia passerebbero da 4 a 3, disegnando quel consolidamento delle telecomunicazioni italiane indispensabile per far guadagnare soldi sani alle telco, in linea con le indicazioni date anche dall’Europa (nonché dal Piano Draghi). Ma attenzione di nuovo: Iliad in Italia non è un colosso. Fattura poco più di un miliardo e cedere alla francese un terzo di tutta Tim sarebbe un suicidio economico.
L’opzione migliore sarebbe che Iliad entrasse in Tim prendendo un terzo solo di Tim Consumer, dicono gli esperti del settore. Così avrebbe una logica industriale e creerebbe valore. Insomma, l’operazione è buona, ma bisogna stare attenti alle trappole e direzionare i francesi affinché non ci rimetta ancora una volta la telco più importante di casa nostra.
Ps: già che ci siamo, consiglio non richiesto rispetto al ruolo del fondo CVC, che vorrebbe entrare nella partita affiancandosi alle mosse di Iliad. Gli analisti non la prenderebbero bene, perché il fondo ha come obiettivo principale quello di mettere le mani su Tim Enterprise, uno dei pochi soggetti che fa fare soldi a Tim. Meglio starci attenti.
LA SASSATA
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