Esercito, Sindacato militari: la ministra Trenta intervenga sugli “abusivi”

Esercito, Sindacato militari: la ministra Trenta intervenga sugli “abusivi”

28 maggio 2019

Già in precedenza ci siamo occupati della questione dell’esercizio abusivo della professione sanitaria nelle Forze Armate (leggi qui e qui). Da allora sono passati quasi tre mesi, eppure la situazione rimane la stessa.

«Adesso basta! Se la Ministra continua a ignorare il problema degli abusivi intervenga l’autorità giudiziaria competente!» tuona Luca Marco Comellini, segretario generale del sindacato dei Militari.

Nonostante il sindacato abbia scritto più volte alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta, chiedendole di intervenire sulla questione dei militari che esercitano una professione sanitaria senza i requisiti previsti dalla legge 3/2018 – quindi abusivamente – nulla si è mosso. Nemmeno una risposta.

«L’ostinato silenzio della Ministra sulla questione – continua Comellini – oltre a denotare una spiccata mancanza di sensibilità verso la legalità che noi rivendichiamo come principio irrinunciabile nella pubblica amministrazione, pone dei seri dubbi sulle capacità di coordinamento, di indirizzo e di alta direzione che le norme affidano al vertice politico della Difesa».

Il sindacato torna sulla questione con insistenza perché, oltre ai casi già segnalati nei mesi scorsi, si sta procedendo alle selezioni previste dal bando di concorso per il reclutamento di volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1).

«Per l’Esercito – spiega il segretario generale – il vertice militare avrebbe determinato l’impiego anche di personale sanitario che esercita la professione sanitaria in modo irregolare con la conseguenza che gli accertamenti diagnostici di semeiotica strumentale, già in corso di svolgimento dal 27 maggio e fino al prossimo 30 luglio presso il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito di Foligno (PG) e presso i Centri di Selezione VFP 1 di Palermo e Milano e Roma, potrebbero non essere validi e compromettere il buon esito della selezione concorsuale».

Questo perché, come ormai ribadito più e più volte,  l’impiego di personale militare che svolge una professione sanitaria senza la prevista iscrizione al relativo Albo professionale o impiegato in mansioni per le quali non possiede la relativa abilitazione o specializzazione è un reato previsto e punito dall’esercizio articolo 348 c.p. ovvero “esercizio abusivo della professione”.

«Il fatto, oltre all’evidente rilevanza penale, che qualora accertato avrebbe delle conseguenze sia su chi esercita abusivamente la professione sia su chi ne ha disposto lo svolgimento, potrebbe finire col rendere nulli gli accertamenti sanitari e quindi alimentare un enorme contenzioso che vedrebbe sicuramente la Difesa soccombere con tutte le conseguenze del caso» spiega Comellini.

Che non le manda certo a dire. «La Ministra adesso potrà continuare a ignorarci e ad ascoltare i suoi consiglieri che le ripeteranno ancora una volta che va tutto bene, ma certamente non potrà ignorare il fatto che nell’ambito del Ministero che dirige c’è chi impunemente continua a delinquere».