
FIBERCOP, IL GIOCO DEL LOTTO E IL PECCATO ORIGINALE DI INFRATEL
Delle telecomunicazioni tutti parlano, ma nessuno capisce granché. È un business dove girano tanti soldi, ma comprendere la differenza tra un cloud e un altro è roba per super tecnici.
Rete fissa, rete mobile, infrastrutture fisiche, torri di ricezione, satelliti geospaziali, fibra ottica, aree bianche, grigie e nere.
Di fronte a tanta confusione la politica si fa il segno della croce e si affida. Ma, facendolo, corre dei rischi importanti.
Già qualche mese fa Palazzo Chigi dovette riallineare i pianeti per salvare Open Fiber. L’azienda di proprietà di Cdp per il 60% (l’altro 40 è detenuto dal fondo australiano Macquarie) stava per essere sotterrata dalla voglia di Fibercop di prendersela a due lire dopo averla fatta sfracellare addosso a un fallimento.
Open Fiber non è fallita, invece, è stata rifinanziata e ricapitalizzata. Ma a pochi mesi di distanza sta subendo un nuovo attacco. Fibercop sta chiedendo al governo, in particolare al sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, di ottenere 5 lotti delle aree grigie di Open Fiber.
La scusa è che, secondo i dati di Infratel, Open Fiber non farebbe in tempo a fare i lavori su quelle aree e metterebbe a rischio parte delle risorse del Pnrr. Open Fiber, dal canto suo, non può cedere il suo business all’unico concorrente.
Va detto, poi, che su come Infratel fornisce i dati sullo stato di avanzamento della rete in fibra in molti avrebbero da ridire. Del resto è proprio Infratel, la società che si dovrebbe occupare di colmare il digital divide in Italia, a essere la genesi del problema odierno.
Proviamo a spiegare. La rete in fibra viene messa a terra su tre tipologie di aree: bianche (rurali e a fallimento di mercato), grigie (semi rurali, a parziale fallimento) e nere (a concorrenza, dove ci sono i soldi veri).
Quando furono assegnati i lotti delle aree grigie, Infratel bandì una gara fornendo dei dati ai partecipanti. Open Fiber vinse alcuni lotti. Ma, attenzione, quando gli operai di Open Fiber iniziarono i lavori sui numeri civici dove dovevano portare la fibra si accorsero che i dati forniti da Infratel erano sballati.
Se in una via dovevano esserci, ad esempio, dieci civici, ne trovavano molti di più. L’errore di fornitura dei dati in sede di gara aveva sballato il business plan. A quel punto Open Fiber doveva chiedere un ribilanciamento della concessione per quei lotti sulle aree grigie. Ciò poteva avvenire con un taglio dei civici. Cosa che il governo dovrebbe provare a fare in sede di Unione Europea.
Sta di fatto che Infratel ha fatto un bel casino: se non si riesce a finire la rete in fibra su quelle aree e saltano i finanziamenti del Pnrr. E il peccato originale risiede proprio nell’azienda di stato che si dovrebbe occupare di risolvere il gap tecnologico degli italiani.
Il governo, che conosce bene il peccato originale, vuole trovare una soluzione da buon padre di famiglia. Ma da un paio di settimane sono tornate forti le pressioni di Fibercop che non ha mai abbandonato l’idea di sfilare il business a Open Fiber.
Chissà se finirà come l’altra volta, con l’intervento della politica che fa gli interessi del Paese ed è pronta a intervenire per rimettere giustizia, o se stavolta gli uomini di Fibercop riusciranno a mettere in ginocchio la concorrenza.
Sta di fatto che mentre provano a trasferire questi famosi cinque lotti delle aree grigie, qualcuno inizia a porre dubbi su come la stessa Fibercop stia procedendo nei lavori dei propri lotti.
Un po’ di apprensione ci sarebbe infatti su circa 200 mila civici dichiarati allacciati con la fibra, ma dove non risulta la corretta documentazione fotografica depositata.
LA SASSATA

Il fastidio di Palazzo Chigi per l’attivismo di Vellucci e il suo conflitto sulla fibra

Si chiude l’accordo con Pignataro. Ma i grandi investitori ora hanno paura del Fisco italiano
