Foibe, su Raitre un film per ricordare un passato fin troppo (rin)negato
Per onorare la memoria degli italiani vittime delle foibe, ieri sera su Rai3 è andato in onda “Red Land, Rosso Istria”.
In prima serata, il film ha sfidato coraggiosamente il Festival di Sanremo raggiungendo ben 871mila spettatori e uno share del 3,7%. Un successo. Quindi non si capisce perché la Rai non abbia aspettato il 10 febbraio, il “Giorno del Ricordo”, per mandarlo in onda: in tal caso non avrebbe avuto grandi competitor e avrebbe sicuramente fatto più ascolti… Ah, i misteri della programmazione Rai!
La pellicola del regista Maximiliano Hernando Bruno racconta la tragedia della pulizia etnica titina. Un passato che è ancora un tabù. Tant’è che il solo parlarne suscita aspre polemiche. Lo dimostra il fatto che alla notizia della messa in onda in prima serata sulla terza rete, il presidente dell’Anpi di Napoli lo ha definito «un’iniziativa propagandistica del governo gialloverde» sebbene il film sia stato annunciato nel 2015 (ma è evidente che qualcuno ha problemi con la storia).
Siamo nel 1943. Il 25 luglio il Duce viene arrestato e l’8 settembre l’Italia firma l’armistizio. I soldati, abbandonati a se stessi, non sanno più chi è l’alleato e chi è il nemico. Le popolazioni istriane, dalmate, giuliane e fiumane vengono prese di mira dai partigiani di Tito che, spinti dall’odio contro gli italiani, avanzano feroci in quelle terre affamati di vendetta.
Tra le vittime, Norma Cossetto. Ventitré anni appena. È una giovane istriana, studentessa all’Università di Padova.La sua unica colpa? Essersi rifiutata di aderire al movimento partigiano, perché figlia di un funzionario fascista locale. Per questo viene arrestata, legata a un tavolo e stuprata dai suoi carcerieri e infine gettata ancora viva in una foiba.
Uscito nel 2018, il film è stato – manco a dirlo – scarsamente distribuito. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno chiesto di incrementare le proiezioni e di farlo vedere anche nelle scuole. Salvini ha parlato di boicottaggio e ha puntato il dito contro i “politici e gli intellettuali di sinistra che hanno fatto di tutto per nascondere la verità“.
Esagerato? Per rispondere, basti sapere che alcuni militanti del Partito Comunista di Pordenone hanno fatto irruzione in un cinema dove stavano proiettando il film e hanno distribuito volantini in cui era sottolineato che “Norma Cossetto era fascista”. Come se questo rendesse la morte di quella povera giovane meno atroce.