Fusione Enas-Acai: il ministero del Lavoro intervenga per garantire i lavoratori

Fusione Enas-Acai: il ministero del Lavoro intervenga per garantire i lavoratori

18 gennaio 2018

Ormai la chiusura dell’Enas, patronato promosso dall’Ugl, e la relativa fusione per incorporazione con l’altro patronato cattolico Acai ha creato una notevole confusione.

Confusione tra tutti i dipendenti ed ex dipendenti dell’Enas che sono creditori di almeno sette mensilità arretrate, di Tfr non pagati ad alcuni dipendenti che sono stati costretti a decreti ingiuntivi, di mancati accantonamenti presso il fondo Cooperlavoro delle quote annue del Tfr (reato penale se non viene sanato).

A questa situazione che, dalle comunicazioni che sono state divulgate dalla dirigenza Enas nel mese di dicembre, verrebbe sanata da Acai entro gennaio, vanno aggiunte le dimissioni volontarie che vengono proposte ad alcuni dipendenti con un accordo irricevibile da parte degli interessati e che in molti stanno restituendo al mittente oltre che la mancanza di direttive e informazioni certe per gli uffici zonali sul futuro delle pratiche esistenti e su quelle che vengono aperte in questo periodo.

Da più parti i dipendenti hanno chiesto di prendere visione dell’accordo stipulato tra Enas e Acai e la risposta è sempre la stessa: “Non possiamo farvi vedere nulla fino a che il Ministero non approva l’atto di fusione”.

Ora non è dato sapere se il Ministero del Lavoro abbia o meno approvato questa benedetta o maledetta fusione di certo è che anche i quattro consiglieri designati da Ugl nel consiglio di amministrazione di Acai/Enas non vogliono o non possono dare garanzie di mantenimento del posto di lavoro per tutti i dipendenti ex Enas e tantomeno non dicono nulla di quanto è stato comunicato ai dipendenti in ordine alla garanzia dei pagamenti delle somme arretrate spettanti ai lavoratori.

Sappiamo però che l’intenzione è quella di “snellire” la struttura attraverso proposte di dimissioni volontarie e, speriamo di sbagliarci, di licenziamenti che arriveranno in seguito per il personale che, secondo l’applicazione di parametri di cui non si sa molto, non raggiunge un punteggio adeguato al mantenimento del posto di lavoro.

Ora il ministero ha inviato, il 13 dicembre scorso, una comunicazione alla presidenza dell’Enas a seguito del servizio andato in onda sulla trasmissione Le Iene chiedendo lumi su “eventuali situazioni debitorie nei confronti dei propri dipendenti, irregolarità amministrative, ogni altra criticità di cui questo ministero deve essere portato a conoscenza per il proprio ruolo istituzionale di amministrazione vigilante”.

Poi il ministero prosegue: “Laddove emerga il sussistersi di gravi e/o consolidate situazioni patologiche, lo scrivente provvederà, ponendo in essere le azioni surrogatorie ad esso imposte dall’articolo 16 della Legge 152/200, per il ripristino della piena legittimità. Si rammentano, infine, i profili di responsabilità in capo ai membri degli organi di amministrazione e di controllo di codesto Patronato, nonché quelli dell’organizzazione promotrice alla quale spetta statutariamente il potere di nomina.”

L’articolo 16 della legge 152/2001 citata dal Ministero del Lavoro recita “in caso di gravi irregolarità amministrative o di accertate violazioni del proprio compito istituzionale, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale nomina un commissario per la gestione straordinaria delle attività di cui all’articolo 8.

A questo aut-aut del Ministero vigilante l’Enas ha risposto, il 22 dicembre, con un laconico scritto dove dichiara che il CdA di Acai-Enas “ha deliberato di sottoporre al Fondo Pensioni Complementare Cooplavoro, una proposta di rateizzazione del debito sino ad oggi maturato”.

La nota dell’Enas porta la firma del suo presidente Egidio Sangue che, insieme all’altro ex presidente Mattei, al vice segretario generale Favoccia e alla presidente del Caf-Ugl Marzoli, rappresenta l’Ugl nel CdA di Acai.

Nella nota non si fa menzione delle mensilità arretrate, del mantenimento dei livelli occupazionali, di eventuali demansionamenti, di chiusura di sedi zonali.

Insomma al di là di un’aleatoria assicurazione relativa alla rateizzazione del TFR dei dipendenti non versato, l’Enas non va.

A questo punto viene spontaneo domandarsi come il Ministero, che per legge deve vigilare, possa accontentarsi di queste due righe che non dicono nulla e approvare a scatola chiusa una fusione facendo finta di non sapere ciò che sta avvenendo quando il Ministro Poletti, incalzato da Nadia Toffa delle iene, ha dichiarato davanti ai telespettatori che “avrebbe vigilato”.

Ora, se non erriamo, sappiamo che nel prossimo mese di aprile dovrebbe arrivare dalle casse dello Stato una consistente somma maturata dall’Enas come da altri patronati e in questa situazione vorremmo chiedere al Ministro Poletti se non ritiene opportuno, per onorare la promessa fatta davanti le telecamere, di applicare l’articolo 16 della legge 152/2001 prima di approvare la fusione Enas-Acai.

Questo garantirebbe che le somme di competenza dell’Enas possano essere utilizzate per pagare gli stipendi arretrati dei dipendenti e i Tfr degli ex dipendenti che, in molti casi, sono in possesso di decreti ingiuntivi esecutivi per le somme dovute e mai pagate dall’Enas.

Intanto ci giunge notizia che alcuni dipendenti ed ex dipendenti si sono costituiti in comitato spontaneo per chiedere l’intervento del Ministro che dia loro garanzie perché quanto di loro spettanza possa essere recuperato in tempi brevi e comunque prima che il Ministero, nella speranza che non l’abbia già fatto, approvi l’atto di fusione tra i due patronati.

Vedremo se la promessa fatta dal Ministro Poletti, quella di “vigilare” sarà mantenuta oppure è una delle tante promesse elettorali che in queste settimane vanno tanto di moda.