GIORNALI: la nuova linea editoriale del Messaggero indica a Corsera, Repubblica e Stampa come invertire la rotta sul crollo delle vendite

GIORNALI: la nuova linea editoriale del Messaggero indica a Corsera, Repubblica e Stampa come invertire la rotta sul crollo delle vendite

05 maggio 2024

Sono bastati pochi giorni, al neo-direttore del Messaggero, Alessandro Barbano, per dare una frustata ai “giornaloni”. E a far capire che per arginare il crollo delle vendite della carta stampata, una strada c’è. Basta cominciare a fare un prodotto originale, capace di distinguersi nella scelta degli argomenti da trattare secondo una scala di priorità.
Ad esempio, la riforma del sistema giudiziario italiano.

Così, dedicando al tema un paio di pagine che ben riassumono le rivoluzionarie novità che il governo si accinge ad introdurre (condite da un esemplare riassunto della situazione interna alla magistratura affidata ad un coraggioso togato come Alberto Cisterna), il Messaggero si scrolla di dosso il “mainstream” che sta affossando la credibilità dei media acquistabili in edicola.
Fine delle ridicole polemiche su possibili rigurgiti di neo-fascismo e quindi della necessità di una vigilanza antifascista stile ANPI. Fine di paginate dedicate alle stucchevoli polemiche tra i partiti e le loro varie correnti. Fine delle interviste-marchetta a questo o quel leader in disperata ricerca di visibilità.

Era ora. Di questo va dato atto a Barbano. Che ha anche il coraggio di rinfacciare a Maurizio Landini le contraddizioni in tema di occupazione e jobs act, dedicando una lunga intervista alla silenziosa ma attivissima ministra del Lavoro, Marina Calderone.
Certo, la strada per riconquistare lettori è ancora lunga, difficile e complicata, ma l’importante è provarci. Come appunto sta provando a fare il nuovo direttore del più importante e diffuso quotidiano romano.

Un ottimo esempio per Corriere della Sera, Repubblica e Stampa e per i loro rispettivi direttori, editorialisti e cronisti-commentatori (quelli che abbondano nel citare fonti anonime che poi non sono altro che personali elucubrazioni), pervicacemente abbarbicati ai vecchi criteri di un’informazione sempre più faziosa e lontana dall’obiettività.
E difatti regolarmente puniti dalle vendite dei loro prodotti editoriali.