Conte, dal cambiamento (che non ha cambiato niente) alla novità (basata su vecchie logiche)
Nel caos istituzionale e politico di queste ultime settimane l’unica cosa certa è che l’ex sconosciuto Giuseppe Conte ha imparato in fretta come ci si barcamena nelle stanze del potere.
Lo abbiamo visto il 20 agosto nel suo intervento al Senato tutto “contro” Matteo Salvini e ne abbiamo avuto conferma questa mattina nella dichiarazione che il Presidente incaricato ha fatto alla stampa presente al Quirinale. Un discorso banale e scontato, fatto di slogan che sembrava pronunciato da chi non sapeva nemmeno dove fosse Palazzo Chigi.
Giuseppe Conte ha parlato come se il presidente del Consiglio di questi ultimi 14 mesi fosse stata un’altra persona che non ha saputo fare il suo lavoro mentre lui, il Giuseppe Conte bis, si ripromette di curare tutti i mali provocati dal precedente presidente del Consiglio.
Bravo Giuseppe, non c’è dubbio che il mestiere di politico lo hai imparato bene e presto. Dire che il discorso di Conte è stato banale non vuol dire offendere o sminuire le intenzioni del Presidente incaricato ma solo far notare che tutti i politici di lungo corso dicono esattamente le stesse cose che lui ha detto davanti ai microfoni del Quirinale.
Da “avvocato del popolo” e da “populista” inteso come ascoltatore del popolo, come il Professor Conte si era presentato, oggi abbiamo assistito ad una metamorfosi degna del più grande Fregoli che, come è noto, era il più grande attore trasformista degli inizi del ‘900.
Insomma, Conte ripresenta vecchie logiche, spacciandole per novità, che per adesso hanno dimostrato che nemmeno i più abili ex democristiani sono riusciti a trasformarsi in così poco tempo da uomini del “voler cambiare tutto”, come il Conte del 5 giugno 2018 quando si presentò per la fiducia in Senato, a “portatori di novità” come ha fatto il Conte del 29 agosto al Quirinale dove lo stesso Conte ha detto di voler portare delle novità senza specificare il contenuto delle stesse.
Sappiamo solo che la novità più eclatante è data dal fatto che è riuscito a portare al governo un Partito Democratico che ha perso tutte le ultime competizioni elettorali e che basa la sua politica su aumento della pressione fiscale o patrimoniali su conti correnti e prime case.
Ora sarà interessante vedere se riuscirà a mettere insieme non due partiti come il M5S e il PD ma due visioni diverse dello Stato, delle Istituzioni e della vita come quelle dei due partiti e partitini che hanno annunciato di voler appoggiare questo governo con il solo scopo di impedire agli italiani di pronunciarsi attraverso il voto.
Un’ultima annotazione, per ora, riguarda i pentastellati che escono da questa vicenda a pezzi essendosi rimangiati tutti i propositi per i quali sono stati eletti, a partire dall’ apertura della scatoletta di tonno al fatto che non sarebbero mai stati alleati del partito di Bibbiano.
All’onorevole Di Maio consigliamo di stare molto attento perché il buon “Giuseppi”, come lo ha chiamato il Presidente USA Trump, al momento giusto scaricherà anche lui e la sua brigata di giovani inesperti che compongono la maggioranza relativa in parlamento.
Così oggi abbiamo un Giuseppe Conte che da “avvocato” è diventato “giudice (unico) del popolo” con un mandato europeo, anzi franco-tedesco, di riportare la “normalità” in Italia dove il Partito Democratico, a vocazione governativa, possa ricominciare a dire sempre e solo sì a Macron e alla Merkel di turno e a rimettere il giogo alla politica italiana.
In tutto questo i cittadini non contano… questa è la novità? Grazie “Giuseppi”.