
Il caso Coriglioni: diplomazia ombra, fintech e quei misteri made in Qatar
Una targhetta su qualcosa che non esiste è il punto di partenza di un “caso” documentato: fuori dell’abitazione di Augusto Coriglioni, a Doha, è stata rinvenuta una targhetta in rame con la scritta “Repubblica di San Marino – Consolato”. Le autorità di sicurezza del Qatar hanno verificato che nessun consolato sammarinese esiste nello Stato e che nessuna richiesta ufficiale è mai stata avanzata da San Marino secondo le procedure internazionali. Ora la targhetta è stata rimossa e Coriglioni ha comunque consegnato una lettera, presentata come firmata dal Segretario di Stato agli Esteri di San Marino, al vaglio delle autorità competenti.
La vicenda non riguarda solo una targa. Coriglioni avrebbe intrattenuto rapporti frequenti con diplomatici e funzionari italiani a Doha, invitati a cene ed eventi mondani. La loro presenza, pur senza atti formali, ha di fatto contribuito a legittimare socialmente il suo presunto status consolare.
Il quadro si complica ulteriormente alla luce delle affermazioni di un ex-dirigente dei servizi segreti italiani. Secondo lui, il Qatar ha pagato i tunnel di Gaza e Hamas riceve finanziamenti anche in criptovalute, tramite organizzazioni criminali che tratterrebbero una parte delle somme destinate alla Striscia di Gaza. Un’affermazione che, pur provenendo da un ex 007 e non da un atto istituzionale, apre interrogativi cruciali sul ruolo del Qatar nei flussi finanziari opachi e sulla centralità delle criptovalute come strumento di trasferimento.
Curioso è anche il fatto che Coriglioni risulti collaborare con lo sceicco Abdulla Eid M. T. Al-Thani, fondatore in Qatar della società SBS, legata a progetti di fintech e sistemi di pagamento elettronici, con collegamenti a istituti sammarinesi come la Banca Centrale e la Cassa di Risparmio di San Marino. Le sue azioni, dunque, non si limitano alla dimensione simbolica di una targhetta, ma si muovono su un terreno concreto: il controllo e la penetrazione nei circuiti finanziari elettronici, proprio mentre San Marino si appresta ad entrare nell’orbita normativa dell’Unione Europea attraverso l’Accordo di Associazione.
Secondo Wikipedia, lo sceicco Abdulla Eid M. T. Al-Thani potrebbe essere lo stesso Eid bin Mohammad Al Thani, fondatore della Charitable Association omonima. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha inserito questo ente in diversi rapporti come organizzazione legata a finanziamenti e facilitazioni al terrorismo internazionale, accusando il suo fondatore di aver fornito per oltre un decennio denaro, supporto materiale e canali di comunicazione ad al-Qaeda e affiliati in Siria, Iraq, Somalia e Yemen.
Se il collegamento tra le due identità fosse confermato, la presenza di Coriglioni in un simile network non sarebbe più solo una vicenda di millanteria diplomatica, ma assumerebbe rilievo geopolitico e di sicurezza internazionale.
Il mosaico che emerge, basato su fonti aperte e verifiche documentali, lascia aperti interrogativi che meritano chiarimenti ufficiali:
- Qual è l’effettiva cittadinanza di Coriglioni e quale la validità della lettera presentata come firmata dal Segretario di Stato di San Marino?
- Quali verifiche hanno fatto le istituzioni sammarinesi sui suoi rapporti con la Banca Centrale e la Cassa di Risparmio in relazione a progetti fintech?
- Come spiegare la frequenza di rapporti sociali con funzionari italiani a Doha, che hanno di fatto accreditato un ruolo inesistente?
- Esiste un legame diretto tra lo sceicco Abdulla Eid M. T. Al-Thani e Sheikh Eid bin Mohammad Al Thani della Charitable Association segnalata dal Tesoro USA?
Il caso Coriglioni, insomma, non può più essere archiviato come un episodio folkloristico di diplomazia improvvisata. È un intreccio che tocca la credibilità internazionale di San Marino, la responsabilità di funzionari italiani all’estero, e il ruolo del Qatar nei flussi finanziari sensibili. Se confermate, queste connessioni potrebbero rivelare un disegno più ampio: l’utilizzo di piccoli Stati come piattaforme per legittimare progetti finanziari opachi, all’ombra di reti che la comunità internazionale da anni cerca di monitorare.
Aggiornamento con richiesta di rettifica e replica
Si fa riferimento all’articolo titolato “Il caso Coriglioni: diplomazia ombra, fintech e quei misteri made in Qatar” pubblicato in data odierna sul sito di codesto organo di informazione www.sassate.it, ove viene affermato quanto segue: “Curioso è anche il fatto che Coriglioni risulti collaborare con lo sceicco Abdulla Eid M. T. Al-Thani, fondatore in Qatar della società SBS, legata a progetti di fintech e sistemi di pagamento elettronici, con collegamenti a istituti sammarinesi come la Banca Centrale e la Cassa di Risparmio di San Marino”.
A tale riguardo, corre l’obbligo di precisare, in primo luogo, che la ivi citata “Banca Centrale” (ovverosia la Banca Centrale della Repubblica di San Marino, in breve anche BCSM) svolge il ruolo di Autorità di Vigilanza del settore bancario, finanziario e assicurativo nella Repubblica di San Marino.
Si precisa inoltre che BCSM non ha – e non ha mai avuto – alcun rapporto con il sig. Coriglioni, la citata società SBS o con lo sceicco Abdulla Eid M. T. Al-Thani.
Si chiede pertanto di rettificare con cortese sollecitudine quanto riportato nel citato articolo.
Confidando in un pronto riscontro, si inviano distinti saluti.
Banca Centrale della Repubblica di San Marino
Servizio Segreteria Generale
“Prendiamo volentieri atto della rettifica, osservando però che Sassate non ha parlato di “rapporti” ma solo di “collegamenti” tra Coriglioni e la Banca Centrale di San Marino. E il collegamento c’è, eccome, perché la lettera di accreditamento come incaricato d’affari per la richiesta di nomina di Coriglioni (poi senza esito, forse per la mancanza di requisiti dell’aspirante console) era firmata dal ministro degli esteri della Repubblica del Titano, Luca Beccari, che -guarda te le combinazioni- e’ un dipendente proprio della Banca Centrale. Può bastare?