Giuseppe Conte, lettera aperta: attento agli uomini del sottogoverno

Caro Giuseppe, per chi ci legge spiego che posso permettermi questa confidenza conoscendoti da molti anni e avendo avuto anche l’occasione di poterti avere come esperto in questioni delicate che hanno interessato sia la mia famiglia che il mio incarico da Presidente del Conservatorio di Santa Cecilia, come tu sicuramente ricorderai.

Non sono qui a vantarmi della tua pluriennale conoscenza, che non ha attinenza né con la politica né con il sindacato, ma al fatto che tu eri un collaboratore dell’Enciclopedia Giuridica della Treccani dove mia moglie era segretaria di redazione.

Erano i tempi in cui andavamo in pizzeria a farci una pizza senza tanti problemi. Ho preso la decisione di scriverti pubblicamente per far capire ai tanti lettori che ci leggono che questo Paese non perde il vizio di cercare di screditare chiunque abbia “il coraggio” di mettersi di traverso ai poteri che in questi anni hanno condotto l’Italia e i suoi cittadini in uno stato di povertà e disperazione senza precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale.

In queste ore il tuo nome è il più accreditato per ricevere la fiducia di Lega e M5S per ricoprire la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Quando l’ho appreso, mi sono chiesto subito: ma chi te lo fa fare? La risposta è arrivata pensando a come sei, a come hai saputo sempre relazionarti, con il massimo di onesta intellettuale, con colleghi di lavoro e con persone con le quali non avevi, professionalmente, nulla da condividere se non l’amicizia. Io sono tra questi ultimi e, questo si, per me rappresenta un vanto.

Oggi che sei con un piede dentro Palazzo Chigi e uno dentro il Quirinale vedo che i soliti denigratori, che non sanno nemmeno leggere i Curriculum Vitae dei professionisti, stanno cercando di accusarti di aver scritto cose che tu non hai scritto.

Pazienza, questa è l’Italia dell’informazione che ascolta più i galoppini di Stato che le Agenzie di stampa serie come AdnKronos che ha dichiarato di avere in mano delle mail che provano gli studi che hai fatto alla New York University non sono né corsi universitari né master ma solo “un soggiorno per perfezionare e aggiornare” i tuoi studi giuridici, come tu hai scritto nel tuo curriculum.

Insomma, caro Giuseppe, ti sei messo in un bel casino, come direbbero dalle parti della tua abitazione, ma sono certo che saprai uscirne per la professionalità e la serietà che ti accompagna da sempre.

Ora passiamo al dunque di questa mia che non è mirata solo a descriverti per quello che sei, un bravo professionista e una brava persona, ma, permettimi, a metterti in guardia dai pericoli cui andrai incontro, tu sei un uomo di scienza giuridica ma io, come tu sai, ho frequentato i palazzi da sindacalista prima e da presidente del Conservatorio poi e mi sono trovato a confrontarmi con quella parte “del potere” che sembrerebbe di seconda fila ma che è quella che influenza e determina le scelte dei ministri e anche del presidente del consiglio.

C’è tutto uno stuolo di funzionari di sottogoverno che non cambia mai e che già nel periodo 2001/2006 riuscì a frenare, e a far franare, l’azione del governo di centrodestra. Quando, come io spero, ti insedierai a Palazzo Chigi, tieni presente questo fatto che non è secondario per la buona riuscita di ciò che vorrai fare.

Già la pulizia e le innovazioni che hai anticipato di voler fare nella Pubblica Amministrazione ti danno atto che saresti l’uomo giusto al posto giusto e, anche se non posso essere annoverato tra gli elettori sia della Lega che del M5S, sono certo che tu possa fare sintesi tra quelli che sono i bisogni e le esigenze degli italiani che sono uscite dalle urne lo scorso 4 marzo.

A me, come a tanti italiani, non interessa se tu sei amico personale (ammesso che sia vero) di Maria Elena Boschi, anche io frequento e sono amico di omossessuali o di comunisti ma non sono né gay né di sinistra, così come sono certo che tu non potresti mai approvare certe leggi salvabanche passate sotto il governo Renzi.

Giulio Andreotti aveva creato l’aforisma che recitava: “il potere logora chi non ce l’ha”. La sinistra e, abbiamo il coraggio di affermarlo, anche la destra questo “potere” lo hanno perso, ammesso che i termini destra o sinistra abbiano ancora un loro specifico significato.

A me come a tanti altri non interessa se “il tuo cuore batteva a sinistra” oggi anche tu, come milioni di cittadini, sei un “deluso” e cerchi di dare un senso alla politica e alla volontà degli elettori. Ancora una volta ti raccomando di stare in guardia contro le “gerarchie burocratiche” dello Stato, sono le più pericolose. Per il resto, la tua competenza e la tua onestà faranno il resto. Ti auguro tanta fortuna. Ne hai bisogno.

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