GSE, l’ora del ricambio al vertice: metodo Draghi/Franco o solito “carrello dei bolliti” di estrazione partitica?
L’attesa è tanta. Quanto la speranza di veder mandare indietro, nella cucina dei partiti, il “carrello dei bolliti” dal quale si sono riempiti i piatti in questi ultimi anni in tema di amministratori del Gruppo GSE. Riusciranno Mario Draghi e Daniele Franco a cominciare a fare piazza pulita dei vari “Incitatus”, l’amato cavallo di Caligola nominato senatore?
E il loro collega alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, gli darà una mano o si farà risucchiare nel gorgo delle designazioni di estrazione politica? Perché è in gioco la gestione di 15 miliardi di euro nel campo degli incentivi in favore delle energie rinnovabili. Una bella fetta di fondi pubblici del PNRR.
Vediamo i rumors delle ultime ore, in attesa dell’assemblea di dopodomani. L’AD uscente, Pietro Moneta, vorrebbe tanto essere riconfermato, ma il suo destino sembra segnato. Sia perché al MEF nessuno ha mai digerito la causa intentata alla stessa azienda amministrata per farsi riconoscere emolumenti non previsti; e sia perché i suoi “sponsor” a cinque stelle hanno altro a cui pensare in questo momento di travaglio interno. Dicono che al suo posto Cingolani vedrebbe bene l’AD della controllata RSE (Ricerca Sistemi Energetici), Maurizio Delfanti, che è anche ordinario di Sistemi Elettrici al Politecnico di Milano.
Ma nessuno se la sente di giurare che sia vero. Cosi come sembrano campate per aria anche le candidature/autocandidature di Gaetano Tedeschi, già in ENEA (daje!) e di Gianluca Piredda (dotato però di qualche “carico pendente” che la vicinanza alle alte gerarchie vaticane non può certo cancellare), attuale commissario straordinario di Condotte, di cui le malelingue dicono che l’unico “green” di cui sarebbe esperto è quello dei campi da golf. Per non parlare degli aspiranti “interni”come Alberto Biancardi, che può vantare come unico merito quello di essere amico del segretario PD Enrico Letta.
Anche per la presidenza, circolano nomi improbabili.
A parte quello dell’uscente Francesco Vetro’ (che ha cercato invano di combattere Moneta, ma dovrebbe finire anche lui sconfitto in tema di conferma), viene dato in pole quello della leghista di rito giorgettiano Laura Bajardelli. Non ha lasciato tracce sensibili della sua presenza nel CdA scaduto e dalla sua ha solo la chance della solita “parità di genere”.
Un po’ poco. Sempre comunque qualcosa in più di una tale Cristina Sgubin sostenuta da Forza Italia, già frequentatatrice in passato degli ambienti del GSE (ai tempi del povero Sperandini) e oggi casualmente allocata a Leonardo, da dove proviene Cingolani. Semplice coincidenza? Si vedrà. Ormai l’assemblea e alle porte e il MEF dovrà uscire allo scoperto.