
I milioni di euro della Regione Lazio buttati al vento dalla giunta Zingaretti su mascherine e treni: dopo la Corte dei Conti, tocca alla Procura.
Il cosiddetto “invito a dedurre” della Corte dei Conti nei confronti dell’ex presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e del suo assessore alla Protezione Civile, Tulumello, è stato fatto passare praticamente sotto silenzio. D’altra parte, cosa volevate che fosse per i grandi media radiotelevisivi e della carta stampata? Un danno di appena 7 milioni di euro per lo scandalo delle “mascherine fantasma” poteva meritare più di qualche articoletto a tre-quattro colonne? No, davvero.
Per spingere i famosi “giornalisti d’inchiesta” a scavare nella melma delle magagne di una giunta di centrosinistra, ci vuole di più, molto di più.
E allora eccoli serviti. Vediamo se lo scandalo delle fideiussioni false per l’acquisto dei nuovi treni per la Roma-Lido (20) e la Roma-Viterbo (18), finito ora alla Procura della Repubblica, riuscirà a farli uscire dal comodo letargo da cui si scuotono solo se c’è da sparare a palle incatenate contro il centrodestra e i “rigurgiti fascisti” che lo sostengono. Perché questa volta i milioni di euro spariti non sono solo 7, ma 57.
Nel febbraio di otto anni fa (giunta Zingaretti, appunto) la Regione Lazio indice una gara per la fornitura dei nuovi treni regionali. Valore dell’appalto, comprensivo di dieci anni di manutenzioni: 282 milioni di euro. Lo vince, nel 2021, la Titagarh Firema, che comincia subito a battere cassa con gli anticipi. A fronte del primo contratto applicativo, valore 80 milioni di euro, la società presenta una garanzia assicurativa di 19,5 milioni. Al secondo contratto, tre mesi più tardi, i milioni diventano 157 e la fideiussione fornita è di 37,6 milioni. A dicembre 2022, terzo impegno per ulteriori 43,8.
La Regione inizia i pagamenti ma solo per gli importi coperti dalle garanzie assicurative: i famosi 57 milioni.
Poi, però, cominciano i ritardi nelle consegne dei nuovi treni e dopo un lungo tira-e-molla, la nuova giunta di centrodestra, guidata da Francesco Rocca e con l’assessore Fabrizio Ghera ai Trasporti, si stufa e passa all’incasso delle polizze fideiussorie.
Ed ecco la sorpresa: le garanzie assicurative sono fasulle, perché rilasciate in Lettonia, Repubblica Ceca e perfino Finlandia, da società non abilitate a questo genere di operazioni.
Fantastica la giustificazione dell’ex assessore di Zingaretti, Mauro Alessandri: “Questi sono controlli che spettano ai funzionari, non agli assessori”.
La Titagarh Firema, dal canto suo, cerca anch’essa di chiamarsi fuori: “Siamo stati raggirati”.
Morale della favola: l’appalto dovrà essere certamente annullato e i 38 nuovi treni per la Roma-Lido e la Roma-Viterbo non arriveranno più. Spariti. Come i 57 milioni già versati dalla Regione Lazio.
In attesa di vedere qualcuno in galera, i “pendolari” possono cominciare a pregare per il nuovo appalto. Ma si mettano il cuore in pace: prima del 2030, dovranno continuare a viaggiare sui vecchi e decrepiti convogli. E senza neppure poter leggere granché sui giornali di questo scandalo: Zingaretti e la sua vecchia giunta non si toccano.
Al massimo, voleranno gli stracci (cioè i funzionari di cui parlava l’ex assessore Alessandri).
E nessuno si azzardi a speculare sull’onestà e la competenza degli amministratori di sinistra. Certo, come no.
LA SASSATA

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