I misteri di Leonardo: dalla quotazione di DRM al destino di Profumo
“Grande è la confusione sotto il cielo, situazione eccellente” insegnava Mao Tse Tung. Alessandro Profumo, AD di Leonardo, ha evidentemente fatto sua la massima del “Grande Timoniere”. E ne approfitta, facendo finta di niente della pesante condanna a sei anni e rotti di carcere per lo scandalo MPS.
Così, mentre fa tranquillamente volare il titolo in Borsa sui “rumors” della probabile quotazione di DRS, continua a tessere la sua tela per riuscire a restare al vertice dell’ex-Finmeccanica. Una vicenda che sta assumendo caratteristiche surreali come soltanto in Italia può accadere.
Mentre infatti la condanna ha provocato reazioni in ogni altro paese in cui operano Leonardo e le aziende del gruppo, soprattutto in quelle di diritto anglosassone (dove non esistono i tre gradi di giudizio, ma si stabilisce soltanto se si è colpevoli o innocenti), in Italia tutto è fermo; immobile, come se niente fosse accaduto. Perché? Perché solo una parte del M5S ha provato a chiedere le dimissioni di Profumo e la sua sostituzione (peraltro con poca convinzione).
Gli unici a farsi sentire sono stati Di Battista, da fuori del Parlamento ed il sottosegretario Fraccaro (peraltro alle prese con alcune tragiche brutte figure in tema di spazio). Tutti gli altri, Di Maio in primis, continuano ad osservare da lontano.
E il Pd? Trascinato dal commissario europeo e nume protettore di Profumo, Paolo Gentiloni e dai ministri Lorenzo Guerini e Dario Franceschini (ma anche con il plauso di Romano Prodi e perfino -a quanto pare- del Quirinale), sta facendo apparentemente quadrato a protezione del manager. Stroncando sul nascere le velleità del premier Giuseppe Conte, ben disponibile invece a catapultare in piazza Montegrappa la sua “creatura” preferita, il super commissario Domenico Arcuri.
E non è difficile capire che chi ha governato nel periodo cruciale la banca più vicina alla sinistra (e alla massoneria) abbia informazioni e conoscenze che valgono più di un’assicurazione. Basterà? Per ora, tutti appaiono colpiti dal silenzio e dal distacco di Conte, del segretario Zingaretti e del Ministro dell’Economia Gualtieri.
Nessuno, però, sembra essersi fatto la domanda giusta: il MEF, in qualità di azionista di riferimento, è sicuro che il pesante verdetto contro Profumo non pregiudichi le attività di Leonardo all’estero? Non per quanto riguarda i vecchi contratti in vigore, ma per quelli futuri. Per ora, si sono fatti bastare le assicurazioni verbali e telefoniche dell’AD, ma possono essere sufficienti? Un parere legale serio e terzo, no? Magari pure due, per essere più sicuri: uno americano e l’altro inglese. Perché altrimenti potrebbe anche capitare che qualche azionista, il Bivona di turno per capirci, finisca per chiedere conto e ragione di questi silenzi anche nei confronti del ministro pro-tempore…