Idroelettrico, le fake news da smontare: altro che profitti stellari

Idroelettrico, le fake news da smontare: altro che profitti stellari

02 settembre 2025

Sull’idroelettrico in Italia si scrive di tutto, spesso per ignoranza, talvolta per convenienza politica. L’ultima bufala arriva dal Corriere della Sera, dove Federico Fubini ha parlato di un costo di produzione pari a 17-20 euro a megawattora. Una cifra talmente ridicola da far sorridere chiunque conosca il settore: basti pensare che i soli canoni che gravano sugli impianti sono già superiori a quella cifra. Per non parlare dei costi vivi di gestione, almeno tre volte tanto.

E qui non stiamo neanche considerando gli investimenti colossali necessari per mantenere efficiente la filiera e garantire lo sviluppo. Investimenti che rientrano in decenni, in un contesto di forte variabilità della risorsa idrica e con lunghi periodi di siccità. Altro che miniera d’oro.

Chi attacca l’idroelettrico agita lo spauracchio degli extraprofitti, quando la realtà è l’opposto: le utility italiane hanno un ritorno sul capitale investito inferiore a quello delle loro omologhe europee. Guadagnano di meno, non di più. Ma questo non lo racconta nessuno, perché smonta la narrazione comoda del “cattivo monopolista” che spolpa i consumatori.

E ancora: l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver aperto le gare per le concessioni idroelettriche. Francia, Norvegia, Svezia hanno scelto un approccio protettivo: concessioni lunghissime (40, 75 anni, o addirittura senza limiti). Proprio Parigi, pochi giorni fa, ha trovato un accordo per mantenere gli impianti in mani nazionali. Noi invece rischiamo di spalancare le porte a speculatori stranieri. Complimenti.

Gli impianti idroelettrici italiani, a differenza del solare e dell’eolico, sono stati realizzati senza incentivi. Ma per qualcuno, come Carlo Calenda, questo non basta: secondo lui le società dovrebbero cedere l’energia a prezzi imposti, non di mercato. Una posizione dirigista, non certo liberale. Calenda liberale? Solo a parole. Nei fatti propone ricette stataliste a beneficio dei soliti amici.

E veniamo alla favola delle bollette care. In Italia la spesa media è di 60 euro al mese, praticamente in linea con la media UE (57 euro, a parità di consumi). E questo nonostante il nostro Paese dipenda più di altri dal gas. Come mai? Perché la componente di distribuzione – che Calenda dipinge come un carrozzone – in realtà è tra le più basse d’Europa: pesa per il 18% del totale contro il 31% della media UE. E offre persino una qualità del servizio superiore.

Insomma, le “verità alternative” sull’idroelettrico servono solo a screditare un settore che rappresenta una colonna portante del sistema energetico nazionale. Ma i numeri, quando li si guarda davvero, raccontano un’altra storia: quella di imprese che investono, che reggono la competizione e che guadagnano meno delle rivali europee.