
IL BLACK OUT SEGRETO DEL SAN CAMILLO (COL DG IN VACANZA) METTE A RISCHIO LA SANITÀ A ROMA
Mentre Roma era mezza addormentata dal caldo estivo, nella Città Eterna si è consumato un incidente che poteva costare caro alla Sanità laziale. Nessuno ne ha scritto, in pochi ne hanno parlato. Solo gli addetti ai lavori ne erano a conoscenza e alcuni di questi ancora sono in pellegrinaggio per ringraziare chissà quale Santo che ha sventato lo scandalo dell’estate romana.
Stiamo parlando del San Camillo, il più grande ospedale di Roma, con un pronto soccorso che accoglie centinaia di persone al giorno, compresi i casi più complessi che arrivano da tutto il territorio. Il 14 agosto il San Camillo è andato in black out. Buio. Panico. In pochi secondi si avvia il generatore di emergenza e scattano le procedure per ripristinare la normalità. Girandola di telefonate. Sì muovono i sanitari. Si sentono i dirigenti. Ma il problema resta, il black out persiste. Tocca trovare il guasto in fretta. Passano le ore, ma nulla. Di solito, spiegano gli esperti, un black out di una struttura sanitaria ben organizzata si deve risolvere tra le 8 e le 12 ore. Il generatore d’emergenza, infatti, non è in grado di sopperire a tutte le necessità della struttura. Praticamente funzionano il 30 per cento dei servizi in meno. Ma dopo 24 ore il problema ancora non è risolto.
Nel frattempo il direttore generale dell’ospedale, Angelo Aliquò, non è a Roma. A quanto pare è in vacanza in Sicilia. Qualcuno nei corridoi del San Camillo inizia a borbottare: la situazione non si sta risolvendo e il dg dovrebbe rientrare. Lui preferisce gestire l’emergenza a distanza senza rientrare. Anche il direttore sanitario è in vacanza, all’estero. Nel frattempo passano i giorni e il black out non si risolve. Tutto l’ospedale viaggia a scartamento ridotto. Dagli ascensori fino alle sale operatoria, tutto funziona al 30 per cento in meno. Tanto che i casi gravi come incidenti stradali o emergenze comunque da pronto soccorso finiscono in maggioranza al Gemelli. Il Policlinico si mette a disposizione e collabora, non senza fatica, per prendere i pazienti e non mettere in difficoltà il San Camillo.
Alla fine, ma solo dopo quattro giorni di black out da incubo il problema viene risolto. Solo tra il 18 e il 19 agosto l’ospedale torna al normale funzionamento. Aliquò può proseguire le sue vacanze, che in realtà non ha mai interrotto. Ma Roma nel silenzio agostano stavolta ha rischiato davvero grosso.
Fin qui la cronaca nuda e cruda. Con un interrogativo che rimane senza risposta: come mai un disagio del genere non è riuscito ad interessare i media capitolini?