La maledizione di Nagel si abbatte su Castagna; un BPM sempre più francese è il prossimo dossier da risolvere

La maledizione di Nagel si abbatte su Castagna; un BPM sempre più francese è il prossimo dossier da risolvere

01 settembre 2025

La lezione ad Alberto Nagel a qualcosa dovrà pur servire. Il quasi ex ad di Mediobanca ha provato in tutti i modi a mettersi contro una direzione chiara di politica economica dell’Italia. Ciò che quel pezzo di Milano non ha mai compreso è che in ballo c’era la postura di un Paese del G7. La creazione del gruppo Monte-Mediobanca per avere poi anche un controllo italiano di riferimento dentro il più grande gruppo assicurativo di casa nostra era diventato un fatto non più rinviabile, soprattutto dopo i tentativi francesi con Natixis di mettere mano a Generali. Nagel non ha voluto capire. A dieci giorni di distanza il suo comunicato stampa a chiusura dell’Assemblea che ha bocciato l’operazione con Banca Generali è commentato ancora come la cosa più arrogante e presuntuosa che si sia vista negli ultimi tempi.

Ma la lezione è servita? Il prossimo che rischia un destino simile è Giuseppe Castagna. L’amministratore delegato di Banco Bpm fu quello che “invitò” i francesi di Credit Agricole a entrare nel capitale della sua banca. La storia narra che quando ormai più di due anni fa Unicredit tentò di avvicinarsi alla ex popolare con un’offerta ostile, Castagna si mosse per difendere il Banco prima con l’aiuto dei suoi comunicatori (che diedero al Messaggero la notizia e fecero schizzare il titolo) poi andando dai francesi per costruire una santa alleanza in difesa del Banco. Ma lanciarsi nelle braccia di Parigi non è stata una buona idea. Agricole prima ha comprato il 5%, poi ha toccato il 10, poi il 15 e qualche settimana fa è passata sopra il 20%. Di fatto, dunque, la terza banca italiana è quasi nelle mani dei francesi: al prossimo rinnovo del consiglio di amministrazione, grazie al meccanismo introdotto dal ddl capitali, quel blocco del 20% condizionerà la scelta del prossimo presidente e dell’ad. Una bella grana per Castagna, considerato che tutto avviene nel tempo in cui a comandare è un governo che sventola alto il tricolore (italiano, non francese!) e litiga due volte a settimana con Parigi.

Ovvio che l’attuale ad del Banco sa che il suo dossier a breve diventa il più caldo della partita. Allora, anche considerato che Orcel ha ritirato la sua offerta (ma tornerà con l’autunno? In molti se lo aspettano), la sua idea era quella di mettere insieme il nuovo gruppo Monte-Mediobanca con la sua banca, recuperando un’antica ambizione sponsorizzata anche da Intesa di un terzo polo Montepaschi-Banco Bpm. Ma l’idea incontra non pochi ostacoli. Primo: chiusa l’operazione Monte-Mediobanca i manager saranno impegnati in quella che si chiama execution dell’operazione, sarà dunque molto difficile infilare in questo processo un’aggregazione con un terzo istituto di credito. Secondo: Castagna vorrebbe guidare questo processo, ma non ha le competenze di M&A come sa bene anche il presidente Massimo Tononi. Terzo: i rapporti tra Castagna e il più importante – e oggi possiamo dire lungimirante – azionista del futuro gruppo Monte-Mediobanca, Francesco Gaetano Caltagirone, sembrano non essere più buoni.

Sullo sfondo, poi, troviamo il ruolo della Lega. Giorgetti e Salvini hanno sempre osteggiato l’avanzata di Unicredit sul Banco, ma i rapporti che si stanno innescando tra i governi italiano e francese oggi non permettono più di consegnare il Banco all’Agricole. Quindi o si fa tornare in campo Orcel a nuove condizioni (prima di tutto deve vendere gli asset in Russia e garantire alla Lega di gestire la Banca con sensibilità per il territorio) oppure si deve pensare a un gruppo di italiani pronti a sostenere il più importante istituto di credito del nord Italia. La domanda però è: Castagna avrà compreso la lezione di Nagel? Lo scopriremo presto.

ps: e se dietro lo scontro Roma-Parigi ci fosse anche il risiko di casa nostra?