Il direttore d’orchestra Pappano rinuncia allo stipendio. I parlamentari prendano esempio
Nei giorni scorsi è uscita la notizia che all’Accademia di Santa Cecilia il maestro Antonio Pappano, direttore dell’omonima orchestra, rinuncerà al suo intero compenso nel periodo in cui ai dipendenti dell’Accademia Nazionale sarà applicato il Fis, fondo integrativo salariale equivalente alla cassa integrazione. Anche il presidente dell’istituzione musicale Michele Dall’Ongaro ha comunicato che nello stesso periodo si ridurrà del 30 per cento lo stipendio. Un gesto quello di Pappano che, al di sopra delle indiscusse qualità artistiche del musicista, mette in risalto le qualità morali e umane di chi considera i suoi orchestrali dei “colleghi” ai quali essere vicino in questo delicato momento.
Chi scrive è stato presidente del Conservatorio di Santa Cecilia. E quando nel 2005 il maestro Pappano si presentò per la prima volta, nella veste di direttore, presso il Parco della Musica, ebbi l’onore di riceverlo insieme all’allora direttore del coro, maestro Roberto Gabbiani, e conoscerlo personalmente e privatamente. Riconobbi subito in lui delle qualità umane che andavano oltre il normale rapporto artistico soprattutto quando da subito, parlando, si mise a disposizione gratuitamente del Conservatorio per parlare con gli allievi e fare dei master. Insomma oggi il musicista è conosciuto da tutti. L’uomo, dopo 15 anni, non è cambiato e lo ha dimostrato con il gesto di solidarietà con i suoi professori d’orchestra.
Stesso riconoscimento va dato al presidente dell’Accademia, maestro Dall’Ongaro, che si è ridotto lo stipendio per lo stesso periodo. Il maestro Pappano è la dimostrazione di come è l’esempio che fa grande gli uomini e le donne e non il titolo artistico o di altro genere. Questo esempio dovrebbe essere seguito dai politici italiani, parlamentari, consiglieri regionali o comunali, sindaci o presidenti di Regione. Ma nemmeno per sogno i nostri politici pensano a rinunciare alle loro prebende per essere solidali con i propri elettori. Non ci pensano i parlamentari, i ministri e non ci pensa nemmeno l’unico non votato da nessuno, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che appena eletto ha rinunciato (come tutti i parlamentari del M5S) al 20% dello stipendio e quindi con il coronavirus non c’entra nulla.
Insomma abbiamo un esercito di politici super pagati che non intendono fare gli stessi sacrifici che vengono richiesti ai cittadini italiani. Nel frattempo milioni di liberi professionisti dovrebbero tirare a campare con 600 euro, quando li prendono, di elemosina a fronte dei 5000 euro concessi a fondo perduto dalla Germania alle stesse partite Iva. Sappiamo di non molti parlamentari che stanno devolvendo il loro stipendio ad ospedali e opere sociali ma di organico in Parlamento non c’è nulla. Tutto collegato alla buona volontà di pochi nell’indifferenza dei tanti. Stiamo per intraprendere la cosiddetta fase due che sarà una fase tragica e dolorosa per la nostra economia. Faremo i conti con i morti, non solo di coronavirus ma anche di fame, con locali che non riapriranno, aziende che saranno costrette a licenziare, imprenditori che saranno soffocati dai debiti e i nostri politici, tranne pochissime eccezioni, sembrano non vedere lo scenario che si sta prospettando sotto i nostri occhi.
Papa Francesco continua a dire che stiamo tutti sulla stessa barca ma in effetti in Italia ci sono anche dei Transatlantici, “nome Omen”, su cui transitano coloro che dovrebbero essere i primi a dare esempi di buona politica e di buon senso. Su quel Transatlantico staranno al caldo fino a quando, come avvenne per un noto e recente naufragio, vedranno che starà per affondare. Allora faranno a gara per scendere per primi lasciando affondare la nave Italia. Imparino questi politici dal Maestro Pappano che con il suo simbolico e piccolo gesto ha dimostrato come si può essere vicini ai propri collaboratori o semplici cittadini che siano e decidano collegialmente di rinunciare ai loro profumati stipendi almeno per lo stesso periodo di tempo durante il quale ai cittadini, lavoratori in nero compresi, sono richiesti sacrifici economici e sociali. Solo allora potremo essere orgogliosi della nostra classe politica, di qualsiasi colore, che sarà degna di rappresentare gli interessi dei cittadini e della Nazione e non di proteggere e mantenere solo i propri privilegi. Grazie maestro Pappano e speriamo che qualche politico voglia seguire il suo esempio. Anche se ne dubitiamo fortemente.