Il porto di Palermo, strategico per il “Piano Mattei” della Meloni, rischia grosso con la candidatura del “leghista” Scoma
A Palermo, il governatore Schifani e il sindaco Lagalla stanno con le pezze fredde. A Roma, il ministro del Mare, Musumeci, pure. Ed ha già relazionato la premier dei rischi per il “Piano Mattei” (a lei tanto caro) che potrebbe correre il capoluogo siciliano se dovesse passare per la presidenza dell’Autorità Portuale la candidatura dell’ex-parlamentare Francesco Scoma.
Un ex in servizio permanente effettivo, passato da Forza Italia a Italia Viva per approdare infine nella Lega, ma senza mai aver avuto esperienze gestionali in campo marittimo.
Infatti, attualmente può gloriarsi solo di un’altra presidenza che con la complessità delle attività portuali non ha proprio niente a che fare: quella di AMG Energia, partecipata del comune che si occupa della distribuzione del metano e dell’illuminazione pubblica. Proprio il caso di dire: “Gesù, fate luce!”
Soprattutto se si tengono presenti i successi ottenuti da Pasqualino Monti durante la sua gestione del porto. E che, secondo Musumeci, Schifani e Lagalla, richiederebbe continuità se davvero si vuole puntare sul porto di Palermo come principale punto d’approdo di quelli che saranno i traffici marittimi dall’Africa previsti proprio dal “Piano Mattei”, che la Meloni ha messo tra gli obiettivi principali del governo.
Ecco perché la candidatura ideale per la successione di Monti sarebbe quella dell’attuale segretario generale dell’Autorità Portuale, Luca Lupi.
Invece no, la Lega vuole puntare a tutti i costi sul “riciclato” Scoma, che peraltro non fa mistero dei suoi appoggi leghisti, arrivando anche a dire in giro di aver già avuto l’ok alla candidatura direttamente da Matteo Salvini.
Millanterie? Maldicenze? Tutto è possibile. A Palermo, però, sono parecchi gli “addetti ai lavori” che pregano a mani giunte: “Giorgia, fate luce!”