
Il risiko “cartario” di Repubblica, della Stampa e dei giornalisti progressisti che diventano sovranisti
C’è qualcosa di poeticamente crudele – una nemesi, appunto – in quello che sta accadendo ai giornalisti di Gedi. Per anni alfieri del verbo progressista globale, cantori del libero mercato, dell’Europa senza confini e dell’editore “puro” purché ideologicamente allineato, oggi si scoprono improvvisamente sovranisti. Invocano la golden power contro Antenna Group come se stesse arrivando un oligarca post-sovietico e non un editore europeo, indipendente, moderno, che da 35 anni fa media in 22 Paesi. Il libero mercato va benissimo, finché non bussa alla tua porta.
Il coro che si è levato in difesa dell’“italianità” di Gedi – con Berlusconi, Tajani e i colleghi solidali di Rcs e Mediaset in prima fila – suona poi come qualcosa di più di una presa di posizione istituzionale. Assomiglia a un’ostracizzazione preventiva di un competitor che ha voglia di investire e muoversi con ambizione in Italia. Perché la domanda, neanche troppo maliziosa, è: oltre a Gedi, cos’altro potrebbe guardare Antenna? Discovery? Altri asset informativi e audiovisivi? La solidarietà editoriale, come sempre, finisce dove comincia il mercato.
Exor, dal canto suo, in questi cinque anni e mezzo ha ben capito che la scala locale non basta più. L’editoria che resta in piedi oggi è quella che diventa gruppo strutturato, multimediale, con competenze forti sulle nuove tecnologie. Soprattutto ora che l’AI non è più una slide da convegno ma un fattore industriale. Da qui l’avvio della trattativa con un compratore che non fosse un “custode” ma un operatore vero. Antenna lo è: televisione, digitale, radio, cinema, eventi, formazione. Un portafoglio multisettoriale che parla la lingua del presente, non quella della rendita.
La Stampa resta il nodo più delicato. È un giornale sbilanciato, sospeso tra ambizione nazionale e vocazione locale. Una testata che con Giannini ha provato a prendere il posto di Repubblica e gli effetti dello “snaturamento” si vedono ancora. Il suo futuro, piaccia o no, sta nel rapporto stretto con il Nord Ovest italiano. In questo senso, trovare un compratore che creda davvero nell’informazione territoriale è essenziale. Marchi dovrebbe esserci: ma la sua ambizione, per stare in piedi, deve diventare organizzazione e determinazione. Altrimenti, come diceva qualcuno, “se la pappa qualcun altro”.
E allora vuoi vedere che alla fine, in largo Fochetti e in via Lugaro, continueranno a cascare in piedi? Che l’uscita dal perimetro Exor diventerà un’opportunità, come lo è stata per Alpitour, PartnerRe, Cushman & Wakefield, Iveco Defence e altri pezzi di impero lasciati andare? Nel capitalismo vero, quello senza retorica, non esistono tradimenti: solo cicli che finiscono e altri che iniziano. Anche per Gedi. Non è retorica ma è la pura verità.
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