INDESIT/WHIRPOOL/BEKO: Il ministro Urso brinda, ma a rimetterci è l’Italia.

INDESIT/WHIRPOOL/BEKO: Il ministro Urso brinda, ma a rimetterci è l’Italia.

14 aprile 2025

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso esulta e annuncia con orgoglio un “accordo strategico” per gli stabilimenti italiani della Beko, ex Whirpool e prima ancora ex Indesit. A sentirlo, sembrerebbe che l’Italia industriale sia risorta come Lazzaro. Peccato che dietro le dichiarazioni trionfalistiche, la realtà sia assai più amara. E, come al solito, a pagarne le spese saranno i lavoratori e il sistema-paese.

Urso, tra una tappa e l’altra a bordo della gloriosa Amerigo Vespucci, si prende il merito di un’intesa che, nei fatti, ha tutto il sapore di un contentino per chi ha già deciso di andarsene.

Perché la Beko ha giocato una partita spregiudicata, lasciando poca scelta al Governo e ai sindacati. C’è addirittura chi sussurra che abbia già trasferito i disegni industriali, cioè il cuore produttivo, nei propri siti in Polonia e Turchia prima di far trapelare qualcosa ai sindacati. Una mossa chirurgica per aggirare le contestazioni, evitare mal di pancia e scioperi, svuotare l’Italia in silenzio.

Questo è almeno quello che risulta dalla lettura dell’accordo tra Beko e il MIMIT che Sassate ha potuto visionare. Nella sostanza, un “accordo-ponte” che – appena scaduto – non potrà scongiurare la chiusura del sito di Comunanza e di una parte di quello di Cassinetta. I 500 licenziamenti che sarebbero stati “scontati” dalle richieste iniziali sarebbero in realtà solo posticipati, per poi arrivare a 700/800.

E il Ministro che cosa fa? Si congratula con se stesso. Parla di accordo “strategico”, quando la strategia vera l’ha fatta l’azienda: andarsene con discrezione, mentre i sindacati venivano tenuti buoni con qualche riunione e un voto dall’esito scontato. L’88% di sì nelle assemblee di fabbrica è il risultato di una pistola puntata alla tempia: o così o il deserto.

Ma in fondo, si sa: in Italia basta un comunicato ben scritto per far sembrare un funerale una festa. E chi perde il lavoro, chi si vede svuotare il capannone, chi dovrà emigrare — questo si deve aspettare. Tanto il ministro ha già il prossimo incontro. E magari un’altra nave da visitare.