KKR continua a minare la rete di Open Fiber. Dal Mef a Chigi il fondo finisce in blacklist

KKR continua a minare la rete di Open Fiber. Dal Mef a Chigi il fondo finisce in blacklist

15 ottobre 2024

Nell’era dei grandi fondi internazionali che fanno la fila per presentarsi al Presidente del Consiglio, ce n’è uno che fa venire l’orticaria al governo non appena lo nomini. Dopo i fatti recenti che hanno visto FiberCop provare a far inciampare Open Fiber, KKR sta diventando l’investitore più complicato da gestire.

Il fondo ha comprato mesi fa da Tim la rete telefonica infrastrutturale ed è ora proprietario dell’azienda FiberCop. La società ha la rete nazionale in rame e una piccola parte della rete in fibra ottica. Come abbiamo già scritto in passato (https://sassate.it/il-cappio-in-fibra-di-kkr-per-impiccare-open-fiber-stavolta-fa-infuriare-pure-palazzo-chigi), KKR avrebbe tutto l’interesse che Open Fiber inciampasse per poi prendersi per pochi euro il business che oggi prevede i due terzi dell’infrastruttura in fibra.

Un bell’affare per il fondo che oggi si ritrova ad aver pagato 18 miliardi una vecchia rete in rame e deve necessariamente sviluppare la fibra, che è ciò che i clienti finali, ovvero i cittadini, chiedono per utilizzare tecnologia e servizi al passo con l’era dell’intelligenza artificiale.

Bell’affare che, però, suona come un cazzotto in un occhio al Paese e a questo governo. Sì, perché Open Fiber è per il 60% dello Stato – tramite Cdp – e per il 40% di Macquarie. Quindi a Palazzo Chigi come al Mef non sono per nulla contenti di vedere un operatore fare la guerra all’azienda guidata dall’ad Giuseppe Gola.

Tanto che alcuni mormorano di una moral suasion fatta nelle settimane passate dal governo per tenere a bada FiberCop e, più in generale, una linea programmatica che suona più o meno così: Open Fiber va tutelata perché lì ci sono i soldi degli italiani. Ma davanti alle indicazioni chiare si sono fatte orecchie da mercante.

Sta di fatto che, nonostante le raccomandazioni, l’azienda posseduta a maggioranza da KKR continua a soffiare sul fuoco contro Open Fiber. L’ultima manovra di disturbo del fondo è arrivata con la consultazione pubblica di qualche giorno fa sulle aree grigie dell’azienda a maggioranza Cdp (sono le aree a parziale fallimento di mercato dove ci sono contributi pubblici).

Un atto che ha reso ancora più tesi i rapporti tra il Mef e KKR, dopo che già in passato c’erano state lettere critiche da parte del ministero sulla gestione della governance dell’azienda.

Con quest’ultimo capitolo, FiberCop ha dato il segnale definitivo di voler tentare di azzoppare Open Fiber. Nonostante le buone intenzioni dell’ad Luigi Ferraris, che nella sua prima intervista ha dichiarato che “noi per ora facciamo il nostro lavoro senza ostacolare nessuno e all’inizio del 2025 presenteremo un piano stand alone”, di fatto l’azienda ha fatto dei passi in contravvenzione agli auspici del governo e agli interessi degli italiani.

Tornare indietro sarà complicato. E per KKR andare a Palazzo Chigi accolti come BlackRock è per ora praticamente impossibile. Più facile andare in blacklist.