La Farnesina, anello debole dell’atlantismo: lamentele e allora atto secondo

La Farnesina, anello debole dell’atlantismo: lamentele e allora atto secondo

10 novembre 2025

La Farnesina si dice costernata per le critiche di Sassate alla partecipazione della sottosegretaria forzista Maria Tripodi al China-Italy Business Matchmaking, che contraddice la linea atlantista di Giorgia Meloni.

Eppure alla Farnesina hanno poco da fingersi sorpresi. Dopotutto proprio al MAECI negli ultimi anni si sono registrati rapporti strettissimi con Pechino.

Il futuro segretario generale del MAECI, Ettore Sequi, si occupò personalmente di redigere le bozze dell’accordo sulla Via della Seta, che Giorgia Meloni non ha rinnovato.

Inoltre si è perso il conto dei consoli generali italiani a Shanghai divenuti amici stretti di Michele Geraci, l’ex-sottosegretario leghista al MIMIT del governo Conte, tra i più attivi megafoni cinesi in Italia.

Uno, per inciso, è Stefano Beltrame, da poco designato ambasciatore a Mosca.

Un altro è Vincenzo De Luca, che ha chiuso la carriera come ambasciatore in India.

I bene informati sostengono che a presentare Geraci a Salvini, che ne rimase stregato e lo volle al commercio estero, fu proprio Beltrame.

Un altro diplomatico, poi, è addirittura finito a processo per spionaggio, in un caso che sembra l’equivalente di quello del capitano di fregata Walter Biot alla Difesa.

Si tratta dell’ambasciatore Antonio Morabito, al centro di uno dei dossier più emblematici di penetrazione cinese nell’economia italiana, attraverso la corruzione di funzionari pubblici di alto rango.

Nel novembre 2019, la Procura della Repubblica di Roma ha notificato a Morabito l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per corruzione internazionale. L’ex ambasciatore italiano presso il Principato di Monaco (incarico ricoperto dal 2010 al 2015) e successivamente responsabile della Direzione generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina, era accusato di aver fornito informazioni riservate a investitori cinesi in cambio di danaro e benefici vari.

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza sotto la direzione del pubblico ministero Giuseppe Deodato, hanno ricostruito un sistema strutturato di corruzione attivo tra il 2016 e il 2017. Morabito avrebbe ricevuto bonifici bancari mensili da 5.000 a 7.000 euro, carte prepagate ricaricate, nonché il pagamento dell’affitto dell’appartamento del figlio durante gli studi universitari a Manchester.

Quindi alla Farnesina possono anche arricciare il naso, ma restano l’anello debole di un governo atlantista.

E le chiacchiere (come le lamentele) stanno a zero.