La lunga agonia dell’ex-ILVA: dagli indiani, agli ucraini…

La lunga agonia dell’ex-ILVA: dagli indiani, agli ucraini…

27 novembre 2024

Le ultime notizie di corridoio che arrivano sulla sempre più drammatica vicenda ex-ILVA, non sono affatto buone. Stando a quanto apprende Sassate, le recenti interlocuzioni tra il MIMIT e i rappresentanti della Vulcan Green Steel sarebbero finite con una fumata nera.

Gli investitori indiani sarebbero rimasti molto sorpresi dalla totale mancanza di disponibilità da parte del Governo italiano ad aprire un tavolo di negoziazione su incentivi e aiuti di Stato per il rilancio dell’impianto.

Se la situazione dovesse rimanere in stallo, il rischio, dunque, è che Vulcan Green Steel abbandoni il dossier lasciandolo nelle mani del Governo, dato che le altre offerte sul tavolo per l’intero gruppo (Baku Steel e Stelco) non vengono reputate serie dal punto di vista industriale da parte degli addetti ai lavori.

La domanda che si sente pronunciare dagli osservatori è dunque quale sia il reale piano del Governo per quella che, al tempo dei Riva, era la principale acciaieria europea, ma che oggi è un impianto che viaggia su livelli produttivi molto bassi (circa 2 milioni di tonnellate annue) e perde circa 50 milioni al mese. C’è chi ritiene che, dopo Piombino, anche Taranto possa finire preda degli ucraini di Metinvest, che a quel punto, a fronte del fallimento del processo di vendita, potrebbe rilevare l’impianto a costo zero con la scusa delle grida dei media di “fare presto”.

Accantonando per un attimo le perplessità di natura finanziaria, stupisce che nessuno all’interno del Governo stia riflettendo sull’opportunità di lasciare totalmente nelle mani del MIMIT la gestione di un dossier così strategico per il Sistema Paese. Il rischio è infatti che una buona percentuale della produzione siderurgica italiana di prodotti piani possa finire nelle mani di un’unica società straniera.

Ed ora tutti gli occhi sono puntati su Palazzo Chigi, nella speranza che dal cilindro di Giorgia Meloni possa saltare fuori una soluzione che non sia quella dello “spezzatino”, con i relativi rischi riguardanti l’occupazione.