L’energia cara, con buona pace di Calenda, e’ anche figlia della follia di Bruxelles

L’energia cara, con buona pace di Calenda, e’ anche figlia della follia di Bruxelles

03 novembre 2025

I prezzi dell’elettricità in Germania sono tornati a correre, superando i 90 €/MWh in ottobre dopo aver sonnecchiato per mesi nella fascia 70–80 €/MWh. E anche in Italia, il contratto di novembre è balzato da 105 a 111 €/MWh.
Non è il solito rimbalzo autunnale: dietro c’è molto di più di qualche grado in meno o di un po’ di domanda extra.

Il rialzo riflette crepe strutturali sempre più evidenti nel sistema energetico europeo, ormai prigioniero di un’ideologia verde che non tiene conto della realtà fisica dei mercati.
Il primo fattore è la corsa della CO₂: il mercato ETS ha rotto la fascia di consolidamento durata quattro mesi tra 70 e 75 €/t, risalendo a 78 €/t CO₂ a ottobre; un livello che riporta la memoria ai picchi di inizio anno.
Il secondo è la performance deludente delle rinnovabili, in particolare dell’eolico, che ha mostrato ancora una volta quanto fragile sia il sogno di un continente alimentato dal vento e dal sole.

In Germania, la produzione da gas ha toccato il 18% del mix elettrico in ottobre, contro il 10% del mese precedente. Nello stesso periodo, la quota di rinnovabili è precipitata dal 52% al 39%. E tutto ciò mentre la riduzione delle ore di luce autunnali spinge la domanda elettrica verso l’alto.
In altre parole: meno vento, meno sole, più gas. E quindi più CO₂. E quindi prezzi più alti. Un circolo vizioso che Bruxelles si rifiuta di vedere, convinta com’è di poter governare l’energia a colpi di regolamenti e certificati virtuali.

Che la bolletta di una famiglia o di un’impresa aumenti a causa del prezzo della CO₂ rappresenta una delle massime aberrazioni della tecnocrazia europea. L’ETS — nato per “guidare la transizione” — è diventato una tassa regressiva che colpisce chi produce e chi lavora. Altro che decarbonizzazione: qui si sta semplicemente deindustrializzando l’Europa e finanziando, indirettamente, la concorrenza asiatica che continua a usare carbone e gas senza alcun vincolo.

È tempo di dire le cose come stanno: il caro energia — e Carlo Calenda se ne faccia una ragione — non è una sfortuna meteorologica, ma anche il frutto diretto di scelte politiche sbagliate. E finché Bruxelles continuerà a scambiare la realtà con le sue fantasie climatiche, i cittadini europei pagheranno sempre di più per un’energia sempre meno sicura.