Leonardo, la vanità di Mariani e la curiosa metamorfosi di un supermanager
Lorenzo Mariani è in Leonardo da sempre e da molti è considerato un cavallo di razza, un tempo un ragazzo prodigio, ora numero due.
Le sue fortune iniziano in Finmeccanica quando la potente moglie di Piero Guarguaglini, Marina Grossi, amministratore delegato di Selex Sistemi integrati se ne innamora (lavorativamente) e lo mette alla testa dell’elettronica. La sua luce inizia ad offuscarsi nell’epoca Moretti (ma riesce a salvarsi dalle epurazioni dell’ex sindacalista e passa alle vendite quando finmeccanica diventa Leonardo e si trasforma in una One company) e si spegne quasi totalmente con l’arrivo di Profumo che non lo apprezza, è disturbato dalla sua totale autonomia di azione e quindi lo esilia in MBDA. Le intenzioni di Profumo erano molto più bellicose ma già allora si dice che intervenne a salvarlo, Lorenzo Guerini, su richiesta dell’allora presidente dell’AIAD. Nella nuova era, quella di Cingolani (non è una novità per nessuno che fu lo stesso Crosetto, una volta capito che la Meloni avrebbe puntato sull’ex ministro dell’energia per il ruolo di CEO di Leonardo, a volerlo direttore generale), ha avuto un ruolo di enorme peso e rilievo.
E quindi la sua stella è tornata a brillare, fulgida più che mai. E lui è tornato a sognare di poter conquistare la vetta di Leonardo. In effetti ne avrebbe titoli, competenza e meriti. Solo una cosa poteva bruciarlo e riportare le nubi sulla luce ritrovata: la sua inquietudine e la sua bulimia da potere. E così ha iniziato a scalpitare, a muoversi, ad occupare ogni spazio possibile e facendolo ha indispettito tante persone, anche amiche. Se un amministratore delegato ti dà un potere enorme e totale fiducia, perché cercare sempre più spazio e lavorare per escluderlo? Se hai vinto la momentanea competizione con i concorrenti interni a Leonardo, perché voler stravincere? Se hai la fortuna di essere amico di un ministro, che studia e controlla ogni cosa, e ti fa un rimprovero nell’interesse della Difesa (i tempi del Samp-t), perché cercare di prenderlo in giro e fargli rispondere dai sindacati? Quando gli dei vogliono punire qualcuno, lo accecano con la vanità, dicevano i greci. O con l’ingordigia e la smania.
Mariani, in preda a queste, ha iniziato a muoversi malissimo. Intanto vede ormai nemici ovunque. Nemico Cingolani, nemico Cutillo, nemico Liotti, nemico Ungaro, nemico Gualdaroni, nemico Grasso. Ma anche nemico Folgiero. Tutti nemici, quelli che nella sua testa potrebbero insediare la poltrona che occupa ora o quella cui ambisce da sempre.
Ma nemico anche Portolano, perché il suo candidato alla difesa era Masiello. Nemico Credendino, perché non lo ascolta abbastanza (a suo dire) e perché lui parla ancora con Bisceglia, suo amico da decenni, che pur da Fincantieri pensa ancora di comandare la parte tecnica della marina (il che ovviamente falso). Nemico Goretti, perché ama troppo l’America e non troppo i gioielli di Leonardo.
Mariani è un ottimo manager ma rimasto ancorato alle logiche della vecchia Finmeccanica abituata a trattare la Difesa come un bancomat ma ora non funziona più così perché nella logica imposta da Crosetto le aziende devono dare il massimo, rispettando i tempi ed a prezzi di mercato non come piaceva a Finmeccanica e cioè consegne a babbo morto, quando fa comodo e con pagamento a piè di lista in modo da poter ammortizzare anche costi assurdi. Finmeccanica era una società nella quale si cresceva molto spesso per raccomandazione e fedeltà e non per capacità. Questo suo ancoraggio ad un mondo vecchio e destinato a morire può essere il difetto che più può fargli male.
Perché questo difetto lo sta mettendo in cattiva luce in Leonardo con Cingolani ma non solo e rischia di metterlo in cattiva luce con la Difesa (vogliamo vedere come parlerà con una persona come Portolano, che si lega al dito per anni ogni sgarbo). Per non parlare del rischio maggiore e cioè addirittura con la persona che lo ha sempre tutelato e portato in palmo di mano, il Ministro.
A nessuno è infatti sfuggito lo sfogo di agosto sui ritardi di MBDA e cioè di una società nella quale Mariani continua a fare il bello e cattivo tempo. Così come a nessuno può essere sfuggito l’attivismo di Mariani per sostenere il solito Masiello, in totale contrasto con ciò che pensava il ministro della difesa. Avendo forse annusato un possibile cambio di aria il ragazzo si è mosso per accreditarsi a palazzo Chigi (da Fazzolari e Caputi), con il solito Garofani e da Simone Guerini (accompagnato da Masiello) e con tutte le altre forze politiche (aiutato dall’ineffabile Ruben). Tutto questo agitarsi scomposto rischia però di essergli dannoso perché non fa che aumentare la sua solitudine ed indebolirlo soprattutto agli occhi di chi si fidava di lui. Peccato che uno con le sue competenze e la sua conoscenza del mercato debba farsi indebolire dall’ambizione sfrenata.