Leonardo, cresce il malcontento dopo la sconfitta sugli Eurofighter all’Egitto

Leonardo, cresce il malcontento dopo la sconfitta sugli Eurofighter all’Egitto

07 maggio 2021

Una commessa da quattro miliardi di euro. Tanto valeva la fornitura degli aerei Eurofighter all’Egitto. Invece la gara, alla fine, è stata vinta dai francesi e adesso in Leonardo la delusione si sta trasformando in malcontento. Perché è soltanto l’ultima delle competizioni commerciali fallite negli ultimi tempi nel campo strategico della difesa.

Saranno contenti solo al PD, dove Enrico Letta e Lia Quartapelle, oltre al loro dichiarato  amore per la Francia, possono ora congratularsi a vicenda per aver fatto pesare sulla bilancia dei rapporti con Al Sisi le polemiche sui casi Regeni e Zaki. Con tanti saluti a quei criteri di “realpolitik” che fino all’altroieri avevano consentito a Fincantieri di piazzare le nostre fregate Fremm alla marina egiziana. Per quanto riguarda gli aerei, no, niente da fare. E i francesi, senza troppo pelo sullo stomaco, ne hanno subito approfittato.

Colpa solo della politica o anche del top management dell’ex-Finmeccanica? Probabilmente le responsabilità vanno equamente spartite. Perché se è vero che i partiti ne hanno combinate di tutti i colori per danneggiare l’industria nazionale, è altrettanto vero che la situazione interna di Leonardo desta più di un motivo d’allarme. La pesante condanna di primo grado nei confronti dell’AD Alessandro Profumo al processo MPS (un verdetto peraltro assai discutibile), sta certamente condizionando il capoazienda anche nei suoi spostamenti. E la politica, invece di confermargli esplicitamente la fiducia o spingerlo alle dimissioni, ha scelto come al solito quella via di mezzo che sta finendo per paralizzare l’azienda.
E certo non aiuta Profumo aver scelto come responsabile commerciale Pasquale Di Bartolomeo, cui l’azienda imputa di non mettere troppo il naso fuori dagli uffici di piazza Montegrappa. Mentre invece girano come trottole in tutto il mondo per piazzare i propri prodotti Lorenzo Mariani (AD di MBDA Italia), Giuseppe Bono e Giuseppe Giordo (per Fincantieri)  Enzo e Domitilla Benigni (per Elettronica).

Come non aiuta neppure aver affidato le strategie industriali, commerciali e tecniche all’ex-007 Enrico Savio, buon manager solo per quanto riguardava i servizi. E per di più con un’attitudine bulimica a cercare di occupare ogni spazio, finendo così per intralciare il lavoro degli altri colleghi.

Certo, qualche piccolo successo c’è, come ad esempio il recente ingresso nel capitale di una grande azienda di elettronica tedesca come la Hansoldt.  Ma a parte che il merito è dello scozzese Norman Bone e non del management italiano,  c’è pure da sottolineare che con la percentuale azionaria acquisita Leonardo non potrà decidere granché senza l’accordo con la Cdp teutonica (buona fortuna).

Ecco insomma come si arriva al  recente malcontento: disfatte commerciali, fatturato in calo, molti prodotti troppo vecchi e pochissimi nuovi, ricerca e sviluppo mortificati, macchine ferme e scarsa capacità di strategie e visione.

Da piazza Montegrappa, naturalmente, questo fosco quadro viene contestato e attribuito soltanto a qualche manager messo da parte. Sarà, ma è strano che sullo schiaffone ricevuto dall’Egitto, sia calato un silenzio di tomba.