LEONARDO: un nuovo corso tra discutibili “scalate” femminili e un Profumo evaporato solo nelle Divisioni

LEONARDO: un nuovo corso tra discutibili “scalate” femminili e un Profumo evaporato solo nelle Divisioni

14 luglio 2024

Dall’ingresso dei nuovi vertici in Leonardo ci si domandava cosa sarebbe cambiato rispetto alla lunga e urticante gestione Profumo.
Beh, ad oltre un anno dall’insediamento non è difficile tracciare un primo bilancio.

Esclusi i consueti scivoloni tipici di chi amministra, con dubbie assunzioni e scalate imponenti dalla Fondazione alla Corporate (ad esempio, com’è quella dell’ex conduttrice di Sky, Helga Cossu, a cui recentemente è persino stata affidata una direzione e della quale Sassate si è già ampiamente occupato), il nuovo corso sembra ridisegnare un’azienda completamente diversa.

Non tanto nella misura delle persone, appunto, bensì nella forma e nella sostanza che invece caratterizzava l’ex Finmeccanica sotto la guida di Alessandro Profumo e del suo cerchio magico.

Il ritorno alla casa madre di Lorenzo Mariani, fortemente voluto dal ministro Guido Crosetto in primis, ha segnato un cambio di rotta essenziale, traducibile in quattro parole: meno holding, più Divisioni.

Il che equivale a dire: meno Palazzo, più dinamismo e operatività sul campo. Una formula che negli ultimi mesi ha visto trasferire i manager più qualificati nelle diverse articolazioni aziendali come opera di rafforzamento, lasciando a Monte Grappa il solo top management (“top” che per alcuni suscita diverse risate) e più di un ufficio a qualche dirigente di cui il Gruppo, tuttavia, oggi si libererebbe con grande sollievo.

L’apertura di nuovi fronti produttivi si porta dietro, però, anche il deciso ridimensionamento di alcune controllate, di una in particolare: Telespazio.

Si diceva nei primi mesi che corresse il rischio di essere perimetrata, in realtà sembra sia stata trasformata in un grande parcheggio aziendale. Dopo una lunga attesa e l’arrivo di Gabriele Pieralli, infatti, sono diversi i dirigenti e i funzionari che da Monte Grappa sono stati spediti lì con biglietto di sola andata.

L’ultimo, tra i tanti, Giancarlo Boi, già capo ufficio stampa di Leonardo, un tempo scelto da Profumo in persona e oggi declassato a un ruolo pressappoco fantasma.

Resta da capire a questo punto cosa sarà della Corporate, poiché lo snellimento annunciato nei primi giorni dall’AD Roberto Cingolani tarda ad arrivare.

Quello della riduzione dei costi, come annunciato a più riprese, non c’è mai stato (salvo che per le diarie delle trasferte dei dirigenti). Dovevano essere dimezzate le prime linee e, invece, sono persino aumentate. In certi casi – come è quello della Cossu, appunto – introducendo deleghe irrisorie e stanziamenti di fondi che di norma rientrano nella comunicazione.

Sassate non è mai stato annoverabile tra i fan del direttore Stefano Amoroso, ma vedere una ex conduttrice diventare in poche settimane direttore generale della Fondazione Leonardo (e bocciare come presidente un intellettuale del calibro di Geminello Alvi, a vantaggio del filosofo oxfordiano Luciano Floridi) per poi scalare la Corporate con un incarico sulla brand identity, fa riflettere (anche in tema di like sui video auto prodotti). O ci eravamo persi un fenomeno, o qualcuno le ha ritagliato uno spazio che non meritava.

Ma non è neppure l’unica donna in carriera. Sembra che ci sia un’altra miss in odore di assunzione in Leonardo e in arrivo da Airbus Italia: tale Milena Lerario. Approderà in E-Geos per volontà diretta di Cingolani e nel gruppo francese starebbero già alla quarta bottiglia di Dom Perignon stappata, per essere riusciti a liberarsene…

Infine la promozione a dirigente della sua segretaria, catapultata all’ultimo giro di nomine. Quella di Cingolani sarà infatti l’unica segretaria in tutta Leonardo ad avere la qualifica dirigenziale.

Ecco, questo è forse il lato più oscuro del Gruppo che si fatica a comprendere, quello che ha visto salire alla ribalta anche Simone Ungaro, capo dell’innovazione che finora però sembra aver innovato solo la sua carriera.

Siamo di fronte a un’azienda completamente diversa del passato, dunque, ma con anime altrettanto diverse al suo interno nel presente.

L’ultima, che non possiamo non citare, è quella del presidente Stefano Pontecorvo, amante del sigaro (soprattutto in ufficio) e indaffarato nei suoi “impegnativi” viaggi all’estero per promuovere il business, come aveva fatto raccontare dal suo entourage in un articolo de L’Espresso a inizio stagione, ritenuto di dubbio gusto dentro e fuori Leonardo.

Ebbene, quanto e come sta cambiando Leonardo? Lungo varie strade, tutte con declinazioni diverse, oggi in equilibrio grazie al coordinamento della Difesa e del ministro Crosetto: ma per quanto sarà possibile ancora?

La sensazione è che, malgrado il grande lavoro sulle Divisioni, il “Profumo” che si respirava un tempo al settimo piano non sia ancora evaporato del tutto…