L’inquietante “caso Crosetto” potrebbe trasformarsi nel “caso GdF”; e De Gennaro vuole vederci chiaro sugli abusi informatici delle “fiamme gialle”

L’inquietante “caso Crosetto” potrebbe trasformarsi nel “caso GdF”; e De Gennaro vuole vederci chiaro sugli abusi informatici delle “fiamme gialle”

05 agosto 2023
Nessuna inchiesta formale, solo una richiesta riservata di informazioni per capire le dimensioni dello scandalo. Il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro, vuole rapidamente fare luce sui retroscena del “caso Crosetto”. E vuole innanzitutto sapere quanti siano i finanzieri abilitati ad accedere per via informatica ai dati sensibili di politici e personaggi di primo piano della vita pubblica, anche senza avere un input specifico da parte dell’autorità giudiziaria.
Scrupolo opportuno e sacrosanto. Perché cominciano ad essere un po’ troppe le “fiamme gialle” in servizio (o almeno ex o magari imparentate) che finiscono al centro delle polemiche per sconcertanti “scoop” giornalistici.
Ripercorriamo i fatti di questa inquietante vicenda, di questa cloaca scoperchiata dalla denuncia fatta il 31 ottobre 22 dal Ministro della Difesa.

Guido Crosetto legge su due quotidiani, Domani e Fatto Quotidiano , alcuni attacchi sul suo presunto conflitto di interessi. Vengono pubblicati i suoi redditi, le sue attività, le sue proprietà. Tutto legittimo, dichiarato, regolare. Fatto per creare invidia, perché Crosetto ha redditi molto alti. Anche se molto inferiori a quelli che aveva prima di entrare in politica. Pochi ricordano che la prima dichiarazione che presentò alla Camera, nel 2001, ancora in lire, era di quasi 20 miliardi.
I giornalisti però commettono un errore e pubblicano anche dei dati che non sono ancora pubblici, anche se nella pancia delle varie banche dati statali: INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate e Banca d’Italia.
La cosa insospettisce Crosetto che fa l’unica cosa che può fare un cittadino onesto: presenta denuncia. E lo fa da Ministro, perché nel frattempo ha giurato. La denuncia alla Procura di Roma viene affidata ad un magistrato di quelli che non amano finire sui giornali e che lavorano in silenzio: il sostituto procuratore Antonia Giammaria.
Il magistrato si accorge della stranezza di ciò che ha denunciato Crosetto e va avanti come un treno, scoprendo ciò che oggi tutti hanno potuto conoscere: un funzionario pubblico, il luogotenente della GdF, in servizio alla DNA, Pasquale Striano, aveva abusato dei suoi poteri ed aveva cercato ogni dato possibile su Crosetto. E quei dati erano poi finiti ad alcuni giornalisti.
Perché lo ha fatto? Lo faceva solo per i giornalisti? E quali giornalisti? E come mai tutti di sinistra?
E poi: questi dati, che messi insieme diventavano dossier, dove finivano? Anche ai suoi superiori? Quali? I magistrati della Dna, dove lavorava da anni o anche ai suoi superiori militari?
Questo stava cercando di capire il magistrato di Roma. Perché il finanziere,  sotto interrogatorio, ha cominciato a collaborare. E pare che abbia ammesso quasi tutto. Cioè che faceva questo “lavoro” illegale ed illegittimo, da anni. Insomma, alla DNA, che non ha potere di indagine, uno sconosciuto ufficiale costruiva dossier. Così, per piacere. Per se stesso. E qualcosa passava gratis ad amici giornalisti…. C’è qualcuno che lo possa ritenere credibile?. Poi Striano inventa anche una balla per cercare di giustificare la sua intrusione nella vita di Crosetto. E racconta: avevo letto che aveva società con due persone che secondo me non erano perbene.
Peccato che le persone citate fossero e siano totalmente incensurate, mai toccate da sospetti e che le società risalissero al 2011. Infatti la pm Giammaria ci mette pochi giorni ad archiviare, dopo semplici accertamenti, bollando come falsa una scusa così  male inventata.
E la vicenda va avanti, diventando sempre più inquietante. Salta fuori che nell’arco di dieci anni gli accessi informatici abusivi sono addirittura decine di migliaia e le persone “attenzionate” una marea. Perché aumentano a dismisura le persone spiate attraverso gli accessi informatici abusivi.
Ora, però, la vicenda è diventata pubblica. E accadono fatti curiosi. Con giornalisti ex-finanzieri che divulgano atti coperti dal segreto istruttorio, cercando perfino di tutelare l’identità del luogotenente indagato. E sposando la sua linea difensiva, comprese le invenzioni sui collegamenti “sospetti” di Crosetto e archiviati dalla pm Giammaria.
Ci sono tante cose strane in questa vicenda ma certamente la cosa più strana è quest’area grigia. Che lega tante persone, anche giornalisti di testate lontanissime tra loro con “fonti” responsabili di reati. Sarà un’inchiesta che riserverà sorprese, vedrete.
Come dice il ministro Crosetto, questa indagine può scoperchiare qualcosa che lega interessi che sembrano lontani anni luce. Un ufficiale senza alcuna possibilità di fare carriera, che motivi ha di fare cose illecite, oltretutto gratis? Soltanto far piacere ad un amico giornalista?
Sarà. E fa centinaia di illeciti?.
Speriamo che i nuovi vertici della GdF, della DNA, del comparto di sicurezza, siano ora compatti con Crosetto ed i magistrati che stanno indagando. E consentano una volta per tutte di individuare le mele marce. Comprese quelle appartenenti (o ne hanno fatto parte in passato) all’ordine giudiziario e che hanno  sfruttato per fini personali e politici le strutture “parallele” della GdF disseminate -come s’e’ visto- un po’ dappertutto.
P.S. Corre voce che sui retroscena del “caso Crosetto” abbia cominciato a lavorare pure  la redazione di Report. Soprattutto sul filone -peraltro già archiviato- dei presunti collegamenti con presunti personaggi della criminalità, anche mafiosa. E si tratterebbe -se la voce venisse confermata- di una circostanza doppiamente inquietante, anche sulla quale il generale De Gennaro farebbe bene a chiedere informazioni. Dal momento che non è un mistero che il  conduttore, Sigfrido Ranucci, ha un fratello, tenente colonnello proprio delle “fiamme gialle” che è anche il responsabile degli archivi della Commissione Parlamentare Antimafia. E in questo clima di veleni, la prudenza non deve essere mai troppa.