
Ma perché Macron e Bayrou non pensano a risolvere i problemi che stanno portando a fondo la Francia?
La decisione di François Bayrou di legare la legge di bilancio a un voto di fiducia ha riaperto la stagione dell’incertezza politica in Francia, richiamando alla mente la dissoluzione del Parlamento decisa da Emmanuel Macron lo scorso anno. Circostanze diverse, stesso risultato: instabilità politica con effetti immediati sull’economia.
I rischi sono due. Il primo è che Bayrou perda il voto dell’8 settembre, lasciando il Paese senza premier e senza bilancio. Il secondo è l’annunciata mobilitazione del 10 settembre, un movimento spontaneo nato sui social e privo di leadership sindacale, che rende imprevedibile l’entità delle proteste. Se i blocchi dovessero materializzarsi su larga scala, l’impatto sull’economia sarebbe diretto.
I mercati hanno già reagito: lo spread decennale francese rispetto al Bund è salito di 10 punti base a 79,8, vicino ai livelli italiani. Molto dipenderà dalle prossime mosse. Se Bayrou cadrà, Macron dovrà scegliere tra un nuovo premier con un nuovo bilancio o lo scioglimento anticipato delle Camere, opzione che per ora esclude ma che non è stata definitivamente accantonata.
Il calendario rende la crisi ancora più delicata: Fitch pubblicherà il 12 settembre la revisione del rating francese, a pochi giorni dal voto di fiducia e dall’avvio delle proteste. Il rischio di un downgrade si fa concreto.
La paralisi politica pesa anche sulla crescita. Insee prevede per quest’anno un aumento del PIL dello 0,6%, in linea con la stima governativa dello 0,7%, ma l’ipotesi appare ormai ottimistica. Senza un bilancio 2026 approvato, la spesa verrebbe congelata ai livelli del 2025, rinviando ulteriormente il consolidamento fiscale.
L’obiettivo di Bayrou di ridurre il deficit al 4,6% del PIL sembra già compromesso. Gli scenari divergono, ma il rischio è che la Francia entri nel 2026 con crescita più debole e senza correzione dei conti pubblici. Una traiettoria insostenibile, che minaccia non solo Parigi ma l’intera area euro.
La Francia ha un grande tallone d’Achille evidente: un sistema politico incapace di garantire la sostenibilità fiscale. Tanto che la domanda che circola tra gli investitori è se il Paese stia scivolando verso l’insolvenza.
Christine Lagarde ha cercato di rassicurare i mercati dichiarando a una radio francese di monitorare con attenzione l’andamento degli spread sovrani. Non vi è dubbio che, in caso di emergenza, la Bce sarebbe pronta a intervenire con acquisti di titoli attraverso il Transmission Protection Instrument: la Francia è troppo grande per fallire, e persino la Germania non potrebbe opporsi.
Ma la vera questione è un’altra: la Bce può davvero avere successo? Se l’aumento degli spread non fosse il frutto di mera speculazione, ma il segnale di una revisione strutturale del rischio di solvibilità, allora il TPI non basterebbe. E la Bce non può mantenere artificialmente bassi i tassi a breve per accomodare la Francia senza rischiare un’esplosione dei rendimenti a lungo termine nell’intera area euro. Lo scenario più plausibile non è quello di una crisi improvvisa, ma di una lenta insolvenza.
Non è un problema di liquidità. È piuttosto la constatazione che, se il sistema politico non riesce a produrre un bilancio credibile, diventa razionale per i mercati trattare la Francia come insolvente. Un precedente storico è la famosa lettera inviata nel 2011 da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi a Silvio Berlusconi: allora funzionò perché il governo italiano aveva una maggioranza risicata. La Francia di oggi è l’opposto: Bayrou non è il problema, lo è un Parlamento ostaggio di Mélenchon e Le Pen, immuni ai richiami dei mercati.
Un default sovrano francese costituirebbe uno shock di portata globale, potenzialmente più grave della crisi finanziaria del 2008. Per gli investitori la lezione è chiara: la solvibilità di una nazione dipende meno dalla capacità che dalla volontà di pagare. E una volta innescata la spirale tossica di alto debito, alti tassi e bassa crescita, uscirne diventa quasi impossibile. Sono scenari di “tail risk” che non possono più essere ignorati.
LA SASSATA

Idroelettrico, le fake news da smontare: altro che profitti stellari

IL BLACK OUT SEGRETO DEL SAN CAMILLO (COL DG IN VACANZA) METTE A RISCHIO LA SANITÀ A ROMA
