Marina: il prossimo CSM sarà quello preferito dalla forza armata o quello scelto come al solito dalla politica?
Il “governo del cambiamento” gialloverde, tra qualche mese, sarà chiamato a dimostrare se vuole davvero applicare o meno dei nuovi criteri per le nomine. Anche per quanto riguarda quelle delle Forze Armate. E il banco di prova sarà la scelta del nuovo capo di Stato Maggiore della Marina.
L’orientamento della ministra Elisabetta Trenta, sarebbe quello di interrompere la discutibile prassi di premiare sempre e soltanto generali e ammiragli scelti accuratamente tra i consiglieri militari ed i capi di gabinetto di Palazzo Chigi o dello stesso dicastero della Difesa.
Una pratica di cui Roberta Pinotti, con il sistematico supporto dell’ex CSMD, Graziano Badoglio, ha largamente abusato. La Trenta ha già deciso di ridurre dal 2+2 anni al 2+1, il la durata massima delle cariche di vertice. Ora, recependo i crescenti malumori all’interno delle Forze Armate sulle nomine a forte coloritura politica, sta studiando l’opportunità di stabilire che gli incarichi di consigliere militare e di capo di gabinetto possano essere ricoperti solo da generali e ammiragli a due stelle.
In modo tale che se davvero questi alti ufficiali dovessero avere le qualità per ambire a diventare capi di Stato Maggiore della forza armata di provenienza, ciò possa avvenire soltanto dopo aver ricoperto un incarico “operativo” e non “ministeriale”. Un ritorno, insomma, al riconoscimento del merito, non della sponsorizzazione politica.
Con l’Aeronautica, la Trenta ancora non c’è riuscita. E difatti è stata costretta a “subire” l’ultima pressione del partente Graziano, accettando di malavoglia la scelta del suo capo di gabinetto, il generale Alberto Rosso (non è un mistero che avrebbe preferito al vertice dell’Arma Azzurra il parigrado Fernando Giancotti, molto amato all’interno della forza armata).
Ora, la ministra a cinque stelle ha la possibilità di interrompere la discussa prassi. Perché per la successione all’ammiraglio Valter Girardelli (che ha già usufruito di una proroga di un anno, targata anche questa Pinotti-Graziano, grazie alla quale ha bloccato il subentro al suo posto di Giuseppe Cavo Dragone, ma a maggio sarà colpito definitivamente dai limiti d’età), la situazione è abbastanza chiara.
Praticamente fuori gioco, appunto per motivi anagrafici, Cavo Dragone e Donato Marzano, la scelta è ristretta tra gli ammiragli Paolo Treu e Carlo Massagli. Se la Marina potesse decidere, vincerebbe Treu. E non perché Massagli non abbia tutte le qualità per prendere il posto di Girardelli.
Semplicemente, per il discorso appena fatto, dal momento che il rivale di Treu è l’attuale consigliere militare del premier Giuseppe Conte (che peraltro l’ha solo ereditato dal predecessore, Paolo Gentiloni). E la Marina, come le altre forze armate, non ne può più di CSM che arrivano dai palazzi della politica (anche Girardelli fu promosso al vertice da capo di gabinetto della Pinotti ).
Oltre al presumibile appoggio di Conte (in grado di forzare la mano alla Trenta), Massagli ha anche il vantaggio di essere più giovane di un anno rispetto a Treu e quindi di poter poi prendere il posto di Enzo Vecciarelli quale CSMD, quando l’ex-capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica dovrà lasciare a sua volta per limiti d’età.
Ma siccome non sta scritto da nessuna parte che il CSMD debba essere necessariamente un CSM, Treu potrebbe tranquillamente arrivare al vertice della Marina e Massagli subentrare poi a Vecciarelli. Sempre che poi non si voglia andare sull’attuale vice-segretario generale della Difesa, l’ammiraglio Dario Giacomin.
L’importante, ora come ora, è che il “governo del cambiamento” batta un colpo. Facendo fare un passo indietro alla politica e tornando ad impugnare la bussola del merito.