Mauro Pili, da Berlusconi a Grimaldi, un plagiatore seriale che vuole distruggere i posti di lavoro della Tirrenia
C’è un fantasma che si aggira per la Sardegna. Si chiama Mauro Pili e vent’anni fa era talmente considerato da Berlusconi, da far dire al Cav: “Se non riuscirà a fare il Presidente della Regione, lo porterò a Roma e sarà il numero due di Forza Italia“.
Sassate intanto ricorda che l’amore di Pili per le citazioni l’ha già portato a fondo due volte: 1) quando copiò pari pari il discorso programmatico come neo-governatore sardo da quello pronunciato dal collega Formigoni; 2) e quando fece il bis parlando di Torino come della città della Lanterna… Ecco, il plagiatore seriale è tornato: controllate le fonti delle prossime esternazioni.
AGGIORNAMENTO: ONORATO QUERELA MAURO PILI. CHIESTA UN’INDAGINE SU CHI LO HA “ARMATO”: L’AMBIGUO RUOLO DI GUIDO GRIMALDI
Milano, 18 settembre 2018 – Querela per diffamazione nei confronti di Mauro Pili, con parallela richiesta di risarcimento danni reputazionali e aziendali per un valore iniziale di 20 milioni di euro. Richiesta all’Autorità giudiziaria di indagare su una campagna diffamatoria articolata anche attraverso interventi diretti del direttore short-sea della Grimaldi Lines, Guido Grimaldi, come provato dalla diffusione di messaggi telefonici personali in particolare alla comunità estesa dell’autotrasporto; ciò attraverso dichiarazioni perfettamente sovrapponibili a quelle rilasciate da Pili anche nell’ambito di una petizione in rete finalizzata a colpire la convenzione con lo Stato per l’esercizio dei servizi di collegamento marittimo con la Sardegna, Sicilia e isole minori e attraverso la “gestione” di attività di volantinaggio all’imbarco dei traghetti del gruppo Grimaldi.
Il Gruppo Onorato Armatori, all’indomani dell’ennesima diffamazione avendo operato sempre nel pieno rispetto delle leggi e nel caso specifico della Convenzione con lo Stato, ha deciso di rompere gli indugi e di rivolgersi alle Autorità giudiziarie.
“Siamo perfettamente convinti, con prove che porremo a piena disposizione degli inquirenti – ha affermato Vincenzo Onorato, presidente dell’omonimo gruppo armatoriale – che le reali motivazioni di questa campagna diffamatoria traggano origine dalla battaglia nella quale ci siamo impegnati ormai da anni per difendere l’occupazione dei marittimi italiani, denunciando una truffa ai danni dello Stato e una violazione sistematica delle norme che consentono a troppi gruppi armatoriali italiani di attuare a bordo delle loro navi, battenti bandiera italiana e in quanto tali esenti da qualsiasi tassazione, di sfruttare manodopera extra-comunitaria a livello di pura schiavitù lasciando a terra disoccupati migliaia di marittimi italiani”.
Secondo la circostanziata querela presentata all’Autorità giudiziaria, l’ex deputato Pili, “oggi in cerca di motivazioni esistenziali”, conduce una campagna diffamatoria su presunte violazioni della Convenzione fra lo Stato e il Gruppo Onorato, usando strumenti, dichiarazioni e persino parole, palesemente sovrapponibili a quelle utilizzate da Guido Grimaldi per coprire di fango il Gruppo Onorato, che solo in Sardegna dà lavoro a 500 lavoratori.
“Siamo sempre stati i fautori di un libero mercato e di una libera concorrenza sulle rotte del cabotaggio e delle Autostrade del Mare – prosegue Vincenzo Onorato – ma esistono limiti oltre i quali non solo è chiamato in causa lo stile di un’impresa, ma anche lo sconfinamento in forme di concorrenza sleale, attraverso metodi e modalità di diffusione di false informazioni e palese diffamazione nei confronti dei competitor. Per noi sono metodi incomprensibili e impensabili”.
“In gioco – conclude il presidente del Gruppo Onorato, che comprende Moby, Tirrenia e Toremar – non c’è la conquista di quote di mercato o l’apertura di nuove rotte. C’è l’onorabilità e la dignità di una famiglia, la nostra, da cinque generazioni sul mare e c’è anche il rispetto che si deve a 5000 persone che lavorano ogni giorno spalla a spalla con noi. E per noi, a differenza forse di altri, questo è un valore su cui non accettiamo discussioni”.